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La Regina del Torrente

Di Samuele Maffei pubblicato il 19/03/10

Erano le sette del mattino quando mi alzai con gli occhi offuscati dal sonno .

Mi venne subito in mente: ieri mio padre mi aveva promesso di andare a trote! Andai a cercare in camera mio padre ma non c’era. Allora riflettei: è molto strano che mio padre si sia dimenticato di me. Ipotizzai che si trovava in cantina a preparare l’attrezzatura. Arrivai lì, e lo vidi indaffarato a preparare terminali . Dentro di me dissi: ipotesi esatta!

Io con un’aria vaga gli chiesi: -papà che cosa stai facendo? - lui mi rispose:-preparati perché oggi farai un esperienza nuova e difficile che metterà alla prova la tua abilità di pescatore. Mio padre che non ama frequentare luoghi molto affollati, decise di portarmi a pescare le trote selvatiche della parte più alta del piccolo torrente che scorre nella nostra vallata .

Io il torrente lo conoscevo abbastanza, perché lo avevo frequentato con i miei amici.

Nonostante ciò ero sicuro che con mio padre mi sarei divertito molto e avrei imparato nuovi posti dove poter insidiare le trote. Lui mi disse che, a causa della folta vegetazione, avremo dovuto attraversare alcuni tratti con gli stivaloni fino ad arrivare a una grande briglia.

Vista la mia forte curiosità che mi spingeva a fare sempre più domande, papà iniziò a parlarmi del posto descrivendolo come un paradiso terrestre.

Io iniziai a frugare nella mia cassetta da pesca, dove c’era tutta l’attrezzatura da trota. Presi il minimo indispensabile  per la nostra sessione e lo misi nel gilet.

 Prendemmo due teleregolabili (canne di estrema comodità perché si allungano e si accorciano secondo la situazione in cui stiamo pescando) e muniti di stivaloni, ci incamminammo a piedi.

Arrivammo sul posto e immergemmo i nostri stivali per percorrere il fiume. 

Durante la notte c’era stato un forte temporale. Mi resi subito conto che l’acqua del torrente era ancora torbida e, poiché le trote probabilmente non ci avrebbero visto, pensai e sperai che ci potessero essere buone probabilità di portare a riva più di qualche esemplare.

In quel luogo mi sentivo in compagnia, non solo di mio padre ma anche della natura che ci circondava.

Mio padre che si trovava sull’altra sponda mi chiamò sussurrando. Io attraversai il torrente lentamente e, arrivato da lui, mi disse:-ho avvistato una trota in quella buca, avvicinati senza farti vedere e posa la lenza su quel rigiro!-.

 Io svolsi tutte le sue indicazioni e così riuscii a catturare una trota che anche se non era di enormi dimensioni mi aveva fatto vivere un combattimento meraviglioso.

La rilasciammo in acqua e proseguimmo il cammino fino a quando in lontananza vidi mio padre in combattimento.

 La trota slamò perché aveva schiacciato l’ardiglione per evitare di far del male alle piccole trote che vivevano lì.

 Poiché eravamo arrivati quasi nella grande briglia io cambiai la montatura e misi un piombo da 25 g che mi permetteva di pescare in acque con maggiore corrente. Vedevamo  il “paradiso terrestre” in lontananza allora mio padre mi lasciò pescare. Lanciai la mia camola del miele sotto la corrente che emanava un rumore piuttosto assordante ma nel frattempo rilassante perché mi faceva ripensare a tutti i miei migliori momenti di pesca.

Vidi con la coda dell’occhio una trota di grandi dimensioni che si trovava nella parte esterna della buca dove non c’era corrente.

Poggiai la lenza sopra la sagoma della trota e lei spostandosi minimamente e dando un colpo di  coda sul pelo dell’acqua ingoiò voracemente la mia camola.

Mio padre mi venne ad assistere. La trota  con la sua potenza si dirigeva sempre più verso la grande corrente.

Per impedirglielo diedi un energico strattone e con calma la portai a riva.

Era un esemplare enorme per quel piccolo torrente! Pesava più di 1 kg, ma la cosa che mi rendeva più orgoglioso era la sua livrea ed i suoi enormi punti rossi.

 Io e mio padre ci demmo la mano come due veri amici e dopo aver rilasciato la trota, ci rincamminammo per la via di ritorno.

Ero entusiasta anche perché l’ultima cattura aveva ricompensato pienamente la nostra fatica per arrivare nel “paradiso terrestre”.


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