Di Di Roberto Granata pubblicato il 09/07/24
Siamo ad un' altitudine di 1300 metri, non lontani dalla Svizzera, ma ancora nell' italianissima provincia di Vercelli. Dopo aver lasciato l'autostrada a Romagnano Sesia risaliamo per un lungo tratto la valle del suddetto fiume, in uno scenario che gradatamente si fa sempre più montano. Negli ultimi chilometri il traffico si fa sempre più rado, la strada a tratti somiglia, o probabilmente lo è, una di quelle antiche vie percorse un tempo da carri e cavalli; ciottoli e lastre di pietra che ti sembra di profanare calpestandoli con le ruote dell' auto. Ogni cosa ha un sapore antico. Non sono tanto le case di pietra, comuni in montagna, quanto le facciate delle chiese che incontri ad ogni paesino con i loro affreschi, che ti danno quella sensazione, sempre più rara, che il tempo si sia fermato. Finché sei giunto alla meta: il piccolo paese, 70 anime o poco più, si chiama Carcoforo. Ma già qualche chilometro prima la tua attenzione di pescatore si è concentrata sul torrente a lato della strada, perché prima era il Sesia, più grosso e capace di imbizzarrirsi e cambiare colore, poi hai intravisto il Sermenza, un suo affluente, ma nel tratto finale vedi lui, l' Egua, che invece ben difficilmente si intorbidisce. E se cresce di livello, spesso lo fa per darti ancora più possibilità. Non è sempre un torrente facilissimo, ma nasconde dei tesori, quasi sempre sotto il nome di fario, che possono spezzarti la lenza se ritieni che uno 0,20 basti, che ti possono prendere in giro con dieci inseguimenti di fila o che, se sei stato un po' maldestro, riducono quegli inseguimenti ad uno. Ma se sei riuscito a fare tutto al meglio ti ritrovi nel guadino un animale che ti incanta, ti appaga, ti premia. Ti incanta per i suoi colori, la sua forma, la sua bellezza. Ti appaga perché hai vinto la sua furbizia, la sua forza, la sua difesa. E ti premia perché è lei la regina del torrente, che si è concessa a te aspettando ora da te la libertà. Questa è la quintessenza del torrente, e l' Egua non è certo da meno.
ORA UN PO' DI TECNICA
Ovviamente, per gustare appieno una giornata con queste splendide fario, è opportuno cercare di compiere ogni tentativo al meglio. Vediamo quindi una serie di consigli ed accorgimenti, alcuni noti ed altri forse meno, ma che comunque messi assieme possono fare la differenza, ricordando che il trascurarne uno solo può voler dire mandare all' aria tutto il resto, come d' altronde in diverse tecniche. Quindi anche nello spinning, del quale parliamo ora e che non fa certo eccezione.
- Meglio scegliere rotanti o minnows (le esche di gomma sono ad oggi vietate) che possiamo "sentire" in canna sempre, in modo costante. La corrente è spesso notevole e, specie nei tratti poco profondi, non è facilissimo restare in pesca per il tempo necessario a stuzzicare la trota. Quindi rotanti dal buon peso specifico (il mio top è il Martin 9 gr.) e minnows che lavorino quando decidiamo noi (il mio top è il Rapala 7 cm. galleggiante). Ovviamente altri artificiali con simili caratteristiche vanno comunque bene. Ed ora vediamo meglio il perché di tali scelte.
- Risalire o scendere? Ho già parlato diverse volte di questo dilemma, che la maggioranza degli spinningofili elude a prescindere, risalendo. Personalmente (ma non sono solo) preferisco invece scendere, o pescare trasversalmente quando possibile. Ragioniamo: Un artificiale che scende ha spesso pochi secondi di autonomia ed è spesso destinato a lavorare in qualche modo, e talvolta a non lavorare del tutto. Un artificiale che risale o che lavora trasversalmente alla corrente ha un' autonomia assai elevata, ma soprattutto decisa da noi e non dal torrente. La trota è un pesce che va spesso stuzzicato ed indotto all' attacco (ovviamente con l' artificiale che scende ciò non si può fare o si può fare poco e male), ed avere un' esca che può invece rimanere dietro al sasso, o nella buchetta, o che dopo aver sondato una cascata inizia una lenta e "faticosa" risalita e, se qualche metro di quest' ultima non porta frutto, può rifarla cambiando vena di corrente lasciandola in acqua (ecco un esempio del perché di un minnow galleggiante), e molto altro, rappresenta un vantaggio notevole, a mio avviso da provare infrangendo i "sacri canoni" spesso solamente sentiti ma mai approfonditi. Questi canoni sono stati, a mio avviso, influenzati dalla pesca a mosca secca, dove la mosca scende la corrente. Ma se pesco a streamer non devo forse fare diversamente? Ecco tagliata, secondo me, la testa al toro.
CONCLUDENDO
A Carcoforo l' Egua è gestito dall' Azienda Faunistico Venatoria Val D' Egua. Consiglio comunque, nonostante la grande mole di notizie che possiamo trovare nel web, ma che potrebbero essere non aggiornate od altro, di prendere contatto col Sig. Stefano Pivetta (tel. 347-7417008) che gestisce le prenotazioni ed i permessi e che saprà informarvi sui regolamenti e sui vari tratti di torrente "in tempo reale".
Infine...che dire? Torrente bellissimo e trote bellissime; senz' altro basta questo.
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