Di redazione pubblicato il 28/02/12
Siamo alle fine di un mese carico di fiere e di occasioni di incontro per tutta la pesca ricreativa nazionale, partendo da Ferrara (Carp & Specialist), via Gonzaga (Carp Italy), quindi Vicenza (Hunting & Fishing), Milano (EUDI), Roma (World Fishing) e concludere con Bologna (Fishing show). Un mese carico di impegni, terribilmente dispendioso economicamente, con una situazione meteo straordinariamente negativa e che ha richiesto sacrifici enormi a tutti gli operatori del settore.
Ha un senso tutto questo? In un momento di contrazione così forte, ha un senso costringere le aziende a prendere decisioni obbligandole ad investimenti onerosi, spezzettare l’intero movimento in mille rivoli per vedere mille piccole fiere?
Non mi pare vi sia una logicità e questo è il grande problema della pesca sportiva nazionale; manca una guida, una leadership ed un salto di qualità che ci faccia emergere da una anonimato che ci opprime. La pesca sportiva italiana deve cominciare ad alzare la testa e tutti coloro che ne decidono le sorti hanno un preciso dovere; mettere da parte orgoglio e pregiudizio… (scusate la citazione) e cominciare a costruire perché di un Febbraio così ne faremmo volentieri a meno.
Comprendo perfettamente che agli enti fieristici si offre l’opportunità di creare un nuovo evento e mi rendo anche perfettamente conto che una affluenza di 4000 persone viene considerata “positiva” ma, è quello che gli appassionati vogliono?
E’ chiaro che talune discipline hanno caratteristiche che giustificano la fiera specialistica; carpfishing, mosca e spinning sono certamente quelle che hanno bisogno di aree dedicate e difficilmente possono trovare vero giovamento dall’essere inserite in un unico calderone mentre, pesca al colpo, agonismo, legering, surf, natante e quant’altro possono coesistere tranquillamente in una unica manifestazione.
E’ chiaro che l’idea di fare un unica fiera che copra tutto è pura utopia ed una strada non percorribile ma, doverne vivere 6 a febbraio a cui si aggiunge anche quella d Forlì tenutasi a fine anno passato è semplicemente delirante.
Conoscendo i motivi che hanno portato alla frammentazione del Fishing Show di Bologna ed allo stesso tempo, conoscendo gli uomini che in qualche modo si sono trovati a divergere fino alla rottura su alcuni puntimi non posso che auspicare che il buon senso e la ragione prevalgano perché prendere atto che a Bologna sono venute a mancare le maggiori aziende della pesca al colpo italiana, alcune della pesca d’altura e la nostra Federazione deve portarci a riflettere sugli errori di valutazione che sono stati commessi. Non sta al cronista ergersi a giudice sebbene la mia personale opinione l’abbia già più volte espressa ma, proprio perché spettatore esterno (ma non troppo) a questa situazione paradossale vorrei dare un contributo affinché certi spigoli vengano prontamente smussati e si ritrovi quella strada che in passato è stata l’AIPO e quindi, le precedenti edizioni del Fishing Show (Firenze, Verona e Bologna). Serve un passo indietro e la chiara consapevolezza che questa situazione non ha alternative se non quella di disperdere un potenziale che si esprime anche attraverso una ventina di riviste, decine di siti web e tre canali televisivi. Una potenza di fuoco mediatico straordinario che si disperde perché manca una strategia comune e si rincorrono piccoli interessi o ripicche. Eclatante, l’attrito sul “Censimento” dove hanno prevalso logiche a mio giudizio, vecchie e stantie che non tengono conto di quante cose stanno cambiando. Chiaro e non compreso appieno il ricorrente motivo che vuole le aziende interessate ad una fiera in autunno piuttosto che il giorno dell’apertura della pesca alla trota!
Cosa impedisca di navigare fianco a fianco FIPO, FIPSAS, Testate giornalistiche (fino a prova contraria sono quelle che spostano le masse), coinvolgendo le Associazioni Autonome (EFSA, IGF, Big Game e tante altre) non lo so ed è per questo che invoco una leadership chiara che si sbarazzi di posizioni che dimostrano di non essere più al passo con i tempi.
Abbiamo fiumi distrutti dall’invasione dell’Est e dai cinesi che stanno depredando tutto; abbiamo parlamentari che propongono tasse spaventose per ogni cavallo fiscale delle barche a motore disintegrando quel poco che sta sopravvivendo della nostra nautica (e annessa pesca), abbiamo la lobby infinita dei professionisti che è riuscita a farci chiudere con 2 mesi (su 3 disponibili) la stagione del tonno rosso (ferendo a morte decine di negozi ed aziende) ed ancora stiamo a discutere se il censimento dia l’anticamera della licenza di pesca in mare? (cosa che non era, sia assolutamente chiaro).
Abbiamo laghi , cave e corsi d’acqua irraggiungibili per via di sbarramenti; interi litorali (Palermo, Ostia per citarne alcuni) totalmente chiusi ed ostaggio di gestori di stabilimenti balneari che in cambio di poche migliaia di euro divengono “de facto” padroni della spiaggia e della accessibilità e discutiamo se la fiera è meglio farla a Febbraio anziché a Novembre?
Credo che gli uomini preposti alle decisioni e cha hanno sempre dimostrato spessore, intelligenza comprendano che non possiamo più vivere situazioni del genere. Lasciamo perdere il fatto che tutte le fiere sono state belle e si palpava l’entusiasmo degli appassionati; la pesca italiana ha bisogno di ricompattarsi e trovare delle strategie condivise che coinvolgano tutti. Questa è l’unica sfida vera; se lo slogan perfetto è stato “contiamoci per contare” adesso e più di prima è necessario ritrovare l’unità altrimenti… di contare qualche cosa possiamo togliercelo dalla testa
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