Di redazione pubblicato il 09/11/11
Proviamo a capire
Una analisi degli avvenimenti della pesca di questi ultimi mesi che provo ad analizzare per comprenderne le dinamiche .
In questi giorni è scoppiata sulle pagine di www.carponline.it, , una forte polemica incentrata su un comunicato stampa emesso dal Gruppo Siluro Italia dai toni molto perentori.
A differenza delle riviste cartacee dove non esiste contraddittorio, ciò che avviene su un web magazine è esattamente l’opposto ed infatti, decine di lettori (carpisti) hanno duramente criticato sia il comunicato che, l’opera di GSI in questi anni. Poche (1) le voci a favore.
Ammetto che non mi aspettavo una situazione così critica anche se, era da tempo nell’aria la sensazione che si stesse arrivando ad una sorta di piccolo terremoto.
Vediamo sinteticamente i fatti e come si è arrivati a tutto ciò.
Per anni ho auspicato una coesione progettuale tra GSI e Carp Fishing Italia poiché ho sempre intravisto una visione simile del sistema ambiente anche se con qualche risolvibile distinguo.
Due realtà che si basano sulla forte propensione a proteggere ed accudire l’ambiente acquatico.
Due gruppi in cui spiccano leadership differenti e molto funzionali.
Da una parte si sono succeduti i Grisendi, Valeriani o i Milillo.
Dall’altra parte, CFI, con una leadership meno propensa ai toni alti ma certamente più “politica” come quella di Agostino Zurma , uomo di dialogo e meno avvezzo, allo scontro diretto o al proclama.
Proprio la forte differenza di impostazione ha reso difficile l’unione che gradualmente è diventata sempre più remota rendendo il dialogo, non possibile. Ne abbiamo preso atto chiaramente, dopo uno scambio di lettere intransigenti in cui si metteva addirittura in dubbio la rappresentatività di CFI a livello nazionale, sulla bontà dell’Associazione e sul suo senso.
Un’opera di delegittimazione ingiustificata da parte di un singolo ? Un errore enorme che colpisce oltre 3000 iscritti ed una rete a sostegno di CFI che non ha pari nella pesca sportiva nazionale .
Da tempo GSI ha nel suo modus vivendi, una politica fatta di forti gesti simbolici così come, di azione sul campo mediante denunce, manifestazioni di piazza (Papozze ad esempio) partecipate ma quel tanto che bastava a definirle “parzialmente di successo” (ovvero un modo politically correct di definire una qualche cosa che è andato sotto le aspettative).
Questo è un dato di fatto indiscutibile.
Il messaggio di GSI, spesso forte e diretto, ha sempre suscitato interesse mediatico e sui forum salvo poi, trovare meno eco nei fatti di piazza .
Sarebbe interessante comprenderne le ragioni molto al di là della banale spiegazione che gli angler italiani, non si sentono troppo coinvolti da queste iniziative. Non è quindi nella scarsa attitudine dell’appassionato italiano verso le manifestazioni di piazza che dobbiamo trovare tutta la spiegazione anche se, avvenimenti più recenti mi hanno diretto verso una differente strada di cui scriverò successivamente.
Mentre GSI e i suoi uomini di riferimento producevano atti anche pubblici, CFI intesseva una rete di relazioni sempre più importante puntando dritto verso il cuore del problema della pesca italiana; la frammentazione in mille rivoli dell’enorme potenziale umano che preferisce un libero associazionismo rispetto ai canoni ad esempio, della Federazione.
Ecco, il dialogo con Spinning Club Italia, Esox Italia, Predator Club, per citare quelle più numericamente consistenti in acque interne e l’apertura chiara verso la FIPSAS altamente auspicata dal Pres. Matteoli stesso.
Ogni singola associazione è formata da uomini di qualità indiscutibile perché il solo fatto di aver costituito associazioni nazionali garantisce lo spessore umano poiché tutto si basa sul gratuito e sul volontariato. Sono persone che non possono essere attaccate perché la pensano in modo diverso.
Nessuna, possiede né proclama di avere, la chiave definitiva perché quando si parla di associazioni ultra specialistiche, per forza di cose vi è una visione da angoli differenti dello stesso problema.
Poiché la dignità di ognuna di esse è paritetica a prescindere dai numeri che mette in campo (i 3000 di CFI contro qualche centinaio di altre, ad esempio), diventa difficile trovare un dialogo costruttivo e un progetto che accumuli tutte eppure, pian piano, CFI, Esox e SCI hanno cominciato a dialogare fino ad incontrarsi.
Ognuna ha smussato alcune posizioni, ha accettato la diversità di vedute ed ha perfettamente compreso che questa è l’unica strada.
Dall’altra parte invece non vi è stata accettazione della diversità e gradualmente si passati ad una sorta di volontario isolamento che , a mio personale giudizio, ha portato a commettere alcuni errori che ne hanno inquinato i contenuti ancorché, nobili.
E’ questo, solo il pensiero di chi cerca di capire e non vuole assolutamente giudicare.
Pomo della discordia ad esempio, il risultato raggiunto dalla triade (CFI, Esox e SCI) laddove centinaia di chilometri di acque di bonifica sono stati resi “no kill” e dedicati alle pesche non distruttive. Un risultato sotto gli occhi di tutti che non può essere sminuito con l’affermazione che, per 100km dati ai carpisti o lucciofili ve ne sono 3000 in mano ai pescatori professionisti perché significa non aver bene compreso contro chi ci si sta muovendo.
La pesca ricreativa oggi in Italia, soccombe contro i pochi professionisti e servirà un nuovo Ministro delle Politiche Agricole ma non soltanto quello, per provare a cambiare qualche cosa. Altro che GSI e le manifestazioni di piazza, il livello qui è istituzionale e non locale.
Serve nuovamente un Galan che ci ascolti e non l’attuale che sta con le lobby della pesca professionale e non sa nemmeno che esistono i fiumi ed i laghi in Italia.
Del dialogo tra Zurma, Forlani e Narducci è nata una critica molto potente da parte di GSI ed alcuni suoi esponenti di cui, ho personalmente preso atto leggendo, le interminabili lettere in cui si biasimava pesantemente una affermazione fatta dal Forlani sulle carpe ed estrapolata da un discorso assai più ampio.
Non sono serviti del tutto i chiarimenti di Corrado Forlani (Esox Italia) e successivamente pubblicati anche su queste pagine, per modificare una critica forse sorda ed incapace di prendere atto che qualche cosa sta cambiando.
Un evento che deve far riflettere è stata la recente Woodstock della pesca dove, queste questioni, hanno danneggiato l’eccezionale lavoro portato avanti da Alessandro Mattei, Eugenio Amore e CFF.
Il “pre Woodstock” è stato contraddistinto da una serie di dichiarazioni scritte e verbali che lasciavano presagire una sorta di trappola tesa verso CFI e del suo Presidente, atteso a dare risposte (??) a cui aveva già abbondantemente risposto.
Un sistema di comunicazione conflittuale non condivisibile.
Contemporaneamente, proprio durante la Woodstock ci si aspettava rivelazioni che avrebbero smascherato parte del marcio (che evidentemente esiste, sia chiaro) nel mondo che ruota attorno agli svasi dei canali, alla pesca professionale ed ad alcune evidenti responsabilità di amministratori dal permesso facile.
Nulla di tutto questo mi pare di capire, sia trapelato a Massaciuccoli eppure, le aspettative erano molte.
Vista da fuori (da me, ad esempio, che alla Woodstock avrei partecipato volentieri se il lavoro l’avesse concesso) è parso, un involontario tentativo di strumentalizzare il lavoro degli organizzatori “spostando” il livello della manifestazione verso posizioni anti CFI, Esox e SCI.
La qual cosa, come dettomi più volte dagli organizzatori stessi era assolutamente fuori discussione perché la Woodstock è una patrimonio di tutti e non di una (piccolissima) parte.
Il risultato si sintetizza così; Woodstock partecipata da qualche decina di appassionati , CFI e le altre associazioni praticamente assenti, nessuna clamorosa notizia o sconvolgente verità a giustificare certe dichiarazioni della vigilia.
Tutto questo senza che nessuno dei Presidenti della Triade avesse minimamente chiesto di boicottare anzi, proprio la presenza numericamente maggiore è proprio di uomini iscritti a CFI.
Un gran bel risultato davvero, tale da farmi comprendere come possa essere sbagliato un atteggiamento isolazionista reso ancor più forte da un ulteriore passo verso la frammentazione; la creazione di un evento che andasse direttamente contro Carp Italy e i suoi 15 anni di tradizione.
Non una manifestazione alternativa ma, una fiera “contro Carp Italy ” ovvero una coltellata al tentativo di unire, mascherato da un nuovo che non è. ,
Ma, sarebbe stato più intelligente farne una a beneficio del Centro Sud che da questo gioco è incredibilmente isolato? Con il canale Caccia e Pesca” siamo stati a Salerno per il Fishing Festival ed abbiamo capito come il nostro Meridione abbia una tremenda fame di questi eventi e l’entusiasmo sarebbe alle stelle.
Questo sarebbe stato un gesto “per” la pesca sportiva.
Ma siamo in un Paese libero ed ognuno può prendere la strada che preferisce.
Tornando a noi;
qualche giorno fa esce un comunicato stampa GSI, a seguito di una breve notizia su www.carponline.it.
Come editore, avrei potuto tranquillamente evitare di pubblicarlo perché contenente frasi allusive e forse diffamanti. Da questo comunicato nascono decine di interventi dei lettori di COL fortemente critici verso questo modo di dialogare e comunicare. Arriva poi, un secondo comunicato, dai toni ancor più perentori…
Avrei potuto anche evitare di pubblicare ogni notizia relativa al siluro visto che è una rivista di carpfishing ma, fare comunicazione a 360° è un progetto che ho sempre desiderato portare avanti.
E intendo farlo.
Alcuni commenti, lo si sappia chiaramente, non sono stati pubblicati poiché come editore mi sono avvalso della possibilità di evitarmi querele per omessa vigilanza.
Credo sia quindi necessario far comprendere a chi si sta trovando sotto la lente d’ingrandimento della critica (GSI, quindi) che il grandissimo potenziale di cui dispongono deve essere incanalato verso forme di dialogo che accettino il fatto che in Italia esistono anche coloro che amano lo spinning, la pesca al colpo, il carpfishing e che oggi, sono felici se un lavoro “politico” permette di ottenere acque dedicate perché questo è un passo positivo verso la pesca sportiva.
Isolarsi, significa dare il fianco a critiche contro le quali servono argomenti forti e non il rifiuto o l’attacco.
Ed allora, torniamo agli appassionati che assistono annoiati e critici a queste schermaglie, a questi insulti stucchevoli e a queste mancate notizie esplosive.
Credo che chi ama la pesca se ne freghi di tutto ciò e preferisca mille volte dialogare e parlare piuttosto che scendere in piazza.
Non lo facciamo per cose molto più grandi e gravi (lavoro, futuro) lo dobbiamo fare per la pesca sportiva?
Credo che i pescatori italiani sentano il bisogno di qualche cosa che li accumuli nella loro diversità e non una frammentazione che si traduce in meno potere di acquisto, meno capacità di dialogare con le istituzioni, meno credibilità verso le amministrazioni e verso la scienza.
Certe iniziative e certe verità ci hanno attirato le ironie del mondo scientifico e non è certamente attaccandolo e minacciandolo che si leva il ragno dal buco. Si viene irrisi!
Forse per questo, la gente che ama la pesca comincia a stancarsi di queste schermaglie e reagisce tagliando la fiducia anche chi ha effettivamente dato tanto.
Da qui, la mia posizione di sostegno anche se fortemente critica perché certi atteggiamenti e certe posizioni portano ad un isolamento distruttivo di quanto di buono è stato fatto fino ad oggi.
Il mio sostegno non è per la salvaguardia del siluro ma, a tutte le azioni volte a smascherare le operazioni che vengono attuate dalla filiera criminale. E’ stato GSI a mettere in piazza queste cose.
Il mio sostegno è contro l’opera di denuncia verso le potenziali truffe in cui si usano soldi pubblici per operazioni di svaso in cui metà dei pesci finiscono sulle bancarelle del mercato, negli allevamenti o nei laghetti a pagamento
Rimango sempre dell’idea che si deve sostenere chi fa volontariato e ci mette la faccia ogni volta, magari aiutandolo a smussare angoli che lo rendono impopolare.
Perché la difesa del siluro a tutti i costi non ha nessun senso mentre, la denuncia del bracconaggio e delle filiere industriali criminali è un atto che tutti appoggiano a meno di essere conniventi.
Basterebbero risultati più piccoli ma tangibili per la pesca che non il programma di denunciare tutto e tutti a partire da sindaci, amministratori, biologi oppure altre associazioni.
Noi combattiamo un nemico che non si batte in questo modo ma, entrandogli in casa pian piano fino a sbatterlo lentamente sul giornale.
Non si combatte difendendo l’indifendibile (il glanis e la sua diffusione) ma trovando metodi NON DISTRUTTIVI che ne limito l’espansione o li contengano laddove si sono già insediati.
Significa arrivare a produrre idee contro gli svasi indiscriminati nei quali parte del pesce non torna più indietro senza per questo mettersi contro, tutto il resto del mondo che forse non ha voglia di capire cosa si nasconde dietro al siluro.
Il lavoro di Zurma ha portato a questo e CFI, Esox e SCI hanno imboccato una strada che può portare da qualche parte; dove, ancora non lo vediamo ma, bisogna dargli fiducia.
E spero che anche la FIPSAS della quale, per inciso, faccio parte come Agenzia di Comunicazione, inizi questo percorso condiviso magari liberando aree come Pietrafitta o eliminando regole stupide come al Gatti di Terni (tanto per lanciare un segnale immediato).
Questi sono i risultati tangibili di cui parlo.
GSI si sta isolando e lo dico con immenso dispiacere.
Fa, ancora in tempo ad uscire da questo stallo, ne ha uomini e mezzi idonei.
Non sorprendiamoci altrimenti che alla Woodstock siano andati in pochi…..lo scontro non serve a nessuno.
Auspico quindi che si ricreino le basi per un dialogo chiaro e che porti da qualche parte ..non credo sia così difficile anche perché, mentre discutiamo sul glanis, ungheresi, bracconieri, subacquei con fucili, (e siluri e cormorani) ci portano via quel pesce che è rimasto.
Roberto Ripamonti
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