Racconti

Lezioni di vita e lezioni di pesca

Di Andrea Pompilio pubblicato il 03/04/10

Ecco il bellissimo cavedano 

Sono ormai numerosi anni che pratico uno degli sport più belli ed affascinanti che possa esistere, la Pesca Sportiva. Mi ricordo quando ero bambino e mio padre mi portava a pesca con sé al mare, al fiume ed al lago. Abbiamo passato molto tempo lungo le sponde di numerosi fiumi e laghi, sopra le barche e negli infiniti mari d'Italia, ma adesso mi ritrovo qui a ricordare tante, molte,indimenticabili ed emozionanti esperienze provate con questo sport. Mi hanno sempre insegnato a rispettare la fauna, la natura e tutto quello che ci circonda, perché fa parte della nostra vita. Adesso mi presento: mi chiamo Andrea Pompilio ho diciotto anni e vivo a Chieti in Abruzzo. Ecco il bellissimo cavedanoVoglio raccontarvi una delle più belle esperienze in ambito di questo sport che abbia potuto fare.

Un giorno, decisi di recarmi lungo le sponde del fiume Pescara con la persona che mi ha insegnato a vivere ed a praticare questo sport, ovvero mio padre.

Attrezzatura in auto, artificiali a portata di mano e licenza in tasca. Ci rechiamo al fiume e cominciamo a pescare con la tecnica dello spinning, ovviamente con il metodo no-kill perchè come detto precedentemente mi hanno sempre insegnato a rispettare ed amare la natura. Monto immediatamente una cavalletta da spinning per cavedani, parto con i primi lanci sotto un bellissimo e rilassante odore di natura, canto di uccelli e rumore dell'acqua. Decido di insistere particolarmente con dei lanci profondi e precisi in direzione di una pozza verso l'altra sponda. Il tempo passa, i lanci aumentano ma nemmeno un attacco verso la mia cavalletta. Il tempo continua a trascorrere, è quasi ora di riprende la strada di casa, ma niente, nessun attacco. Rimango sempre molto concentrato e non mi arrendo mai, sempre lanciando in direzione di quella pozza, ma ad un certo punto ecco che cambia la mia giornata. Mentre recuperavo sento fortissimi tocchi e ferro prontamente agganciando un . Subito chiamo mio padre e comincio le operazioni di recupero. Il pesce combatte, non si arrende e ci mette tutta la grinta per cercare di liberarsi, lo porto verso la sponda, entro in acqua e lo afferro con la mano tirandolo fuori dall'acqua. Era un bellissimo cavedano di circa 500gr.Subito avviene la slamatura, molto veloce per ridurre le sofferenze al minimo di questa creatura. Scatto la foto di rito, mi riavvicino all'acqua per rimettere il pesce nel suo habitat. Lo tengo in acqua con la mia mano per fargli riprende ossigeno e riprendersi dalla fatica e dallo shock. Nelle mie mani sento che il pesce ritorna grintoso e con molta voglia di vivere cosi decido di lasciarlo, apro la mano e subito parte. Allontanatomi dalla sponda ripenso a quell'attimo che il pesce ha ripreso la sua vita, che si era fermata per un'istante, un istante durato un'eternità dalla sofferenza. Mi sento molto soddisfatto per due motivi: il primo per aver pescato un bel cavedano, ma il secondo, ovvero quello più importante di aver lasciato vivere quel cavedano. La più grande soddisfazione è stata pronunciata da una frase di mio padre:”Bravo Andrea, vedo che hai imparato quello che ho cercato di insegnarti per quasi diciotto anni, ovvero l'incoronazione del metodo no-kill perché la natura va rispettata, fa parte della nostra vita. Sono state parole che mi hanno colpito profondamente e che mi ricorderò per il resto della mia vita e della carriera da pescatore sportivo. Quella giornata è stata una lezione di pesca, ma sopratutto una lezione di vita.

Andrea Pompilio

 


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