Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 03/12/18
E’ un clima insolitamente tiepido e piovoso quello che mi accoglie il giorno 7 novembre entrando nella piccola cittadina rivierasca della costa piemontese del lago Maggiore ; avevo lasciato questo posto prima del mio viaggio in terra polacca con una grave situazione siccitosa e con le acque del grande bacino prealpino sotto lo zero idrometrico di circa un metro e mezzo . Ora mi rendo subito conto che le persistenti piogge che hanno colpito tutto il nord-ovest e non solo hanno innalzato a dismisura il livello del lago che nelle zone basse rispetto il livello stradale è già esondato creando non pochi problemi alle attività commerciali ed anche alle abitazioni private situate nelle vicinanze delle sponde . Un autunno così anomalo sta causando molti problemi anche alla fauna ittica che stenta a guadagnare i grandi fondali , luoghi elettivi del periodo invernale ; i predatori si trattengono nei sotto riva ancora popolati da folti banchi di pesce foraggio che ora popolano settori di lago dove normalmente l’acqua non arriva . Sono così allagate tutte le spiagge sia erbose che sassose dove la minutaglia trova abbondante cibo e riparo dai venti periodici e dalle intemperie che insistono in questo particolare periodo dell’anno . Ne consegue che tutte le specie predatorie , grossi lucci , lucioperca , paffuti cavedani , persici reali , black bass e perfino siluri tendono a perlustrare sistematicamente il sotto costa in cerca di facili prede rappresentate da gardons , alborelle , scardole e cavedani che mai come adesso , con queste singolari condizioni meteo , corrono un grave pericolo per la loro incolumità . L’ esperienza di mezzo secolo di spinning mi suggerisce che la ghiotta occasione va sfruttata appieno ispezionando meticolosamente gli spots praticando uno spinning rivolto a tutte queste categorie di pesci non tralasciando alcuna possibilità di cattura . In condizioni di normalità , prediligerei una ricerca metodica di grossi persici reali che qui possono raggiungere anche i due chilogrammi di peso adottando uno spinning “ light “ con un’attrezzatura che possa amplificare al massimo il divertimento con questi simpatici predatori striati dal comportamento combattivo una volta in canna ; assumendomi tutta la responsabilità di tale singolare scelta , decido di adottare la stessa strategia sebbene le condizioni del lago suggerirebbero scelte più caute . Opto per un’attrezzatura “ leggera “ ed estremamente sensibile nella malcelata speranza di incontrare qualche percide di insolita mole ; preparo la mia attrezzatura Rapture costituita dalla fedele canna Delsol , una due sezioni da mt 2,44 con range di potenza effettiva di gr 3/15 alla quale abbino l’affidabile mulinello SX – 1 taglia 2000 caricato con un superfilo trecciato di spessore 0,15 mm al quale vado a connettere , tramite un nodo Tony Pena correttamente eseguito , uno spezzone dell’ottimo fluorocarbon XPS di Trabucco nello spessore 0,28 mm . Sono perfettamente conscio che affrontare il lago in queste particolari condizioni con un’attrezzatura così leggera può rappresentare un reale azzardo , ma tant’è e decido di provare comunque . Le acque hanno inondato molti camminamenti così gli spots affrontabili sono pochi rispetto la normalità , in compenso ora è possibile trovare i predatori in luoghi dove di solito l’acqua non c’è ; il primo artificiale che connetto al moschettone è un minnow ad assetto galleggiante di Rapture denominato Prey Minnow . Si tratta di una classica imitazione di pesce foraggio lunga 9 centimetri per 8 grammi di peso nella finitura “ gold ayu “ : un guizzante pesciolino dai riflessi dorati capace di indurre in tentazione il più smaliziato dei pesci . Questo artificiale è stato concepito dal Team Rapture per sondare tutte le insenature dei grandi laghi con acque basse e ricche di vegetazione e sembra fatto apposta per questa anomala situazione di livelli alti . I primi lanci sono orientati verso una porzione di lago dove una grande pianta di salice fa cadere le sue fronde in acqua ; ora il livello arriva a circa un metro e mezzo del tronco , creando interessanti zone di protezione dalle quali i predatori possono sferrare i loro attacchi . I recuperi sotto sponda non danno alcun risultato apprezzabile così abbandono quell’insenatura naturale per spostarmi alla mia sinistra nei pressi di un pontile galleggiante da dove , solitamente , effettuo i miei lanci verso il lago aperto ; ora non è possibile nemmeno salire sopra il pontile a causa del livello del lago , così sono costretto a sondare lo spot pescando da una posizione sopraelevata rappresentata da un terrazzamento a sbalzo che da direttamente sulle acque del bacino piemontese . La differenza di quota rispetto il livello dell’acqua a causa della piena non supera il metro e mezzo , tanto da consentirmi un corretto recupero , scongiurando che quest’ultimo comprometta il giusto movimento di nuoto della mia lure . A circa venti metri dalla mia postazione scorgo un atto predatorio di un grosso pesce che letteralmente “ entra “ nel banco di pesce foraggio generando il panico ; istantaneamente recupero e lancio in quella direzione , chiudo l’archetto del mulinello e alla seconda jerkata impressa con il vettino della canna avverto uno stop brutale che inizialmente mi fa pensare a qualche ostacolo contro il quale ha incocciato il mio artificiale . E’ questa una sensazione assai fugace e passeggera perché ben presto capisco di avere a che fare con un grosso pesce che con ferocia ha portato il proprio attacco : sono costretto ad aprire la regolazione micrometrica del mio SX -1 che ora emette un suono stridulo da me molto apprezzato . Sono quasi certo si tratti di un grosso luccio anche perché, subito dopo la ferrata avvenuta nei pressi della superficie , il pesce ha guadagnato il fondale con rabbiose fughe che mi hanno costretto a cedere una trentina di metri di trecciato . Il pensiero va subito al piccolo minnow che ho in fondo alla lenza e all’enorme bocca irta di denti acuminati che potrebbero recidere il terminale in fluoro in meno di un secondo ; il pesce non vuole proprio staccarsi dal fondo che qui è di circa dieci metri e continua a prendere filo con ripartenze al cardiopalma che minano la salute del mio cuore . Mi prende più filo di quanto io riesca a recuperarne tra una ripartenza e l’altra e con poderose testate scuote tutta l’efficienza della combo che mi appare ancora più esile di quanto non sia : la Delsol fino ad ora mi ha concesso la cattura di molti pesci di mole fino circa ai quattro / cinque chilogrammi di peso , ma questo luccio è ben altra cosa ! La “ schiena “ della canna compie egregiamente il suo dovere ammortizzando quando serve e forzando quando è necessario ; il gioco lo conduce il grosso pesce e il mio compito è quello di tenerlo lontano da tutte le strutture presenti nello spot come catene in ferro , funi d’attracco e boe . Dopo una decina di minuti di combattimento non sono ancora riuscito a scorgerne la sagoma e , anzi , quella specie di diavolo all’altro capo del filo non denota alcun segno di cedimento , aumentando se possibile la forza impressa nelle rabbiose ripartenze . Mi metto il cuore in pace , trovo una postura comoda , e attendo l’evolversi degli eventi con la speranza che se non ha “ tagliato “ fino ad ora è segno che le ancore del minnow hanno fatto presa nella parte perimetrale dell’apparato boccale . Solitamente il momento critico è rappresentato dai cambi di direzione del pesce , quando cioè il terminale può interessare la parte laterale della bocca venendo a contatto con i denti taglienti dell’esocide ; finora , pur avendo compiuto svariati tipi di evoluzioni compresi i famigerati cambi di direzione , ciò non è fortunatamente accaduto . D’improvviso mi sento chiamare da un amico che , vedendo da lontano il profilo della mia canna arcuato , accorre sul posto per assistere a quanto resta da vivere dell’emozionante combattimento ; mi scatta alcune foto con lo smartphone e , conoscendomi bene , evita di darmi inutili consigli, lasciando che sia solo io l’unico artefice del mio successo o insuccesso . C’è solo lo stridere della frizione ed il rumore lieve della pioggia che cade dal cielo ; sono attimi interminabili ma anche intensamente vissuti durante i quali continuo a combattere con un pesce del quale non conosco ancora le fattezze ne le reali dimensioni . Finalmente assisto al progressivo alzarsi del filo dalle profondità lacustri fino a quando , a circa venticinque metri da me , il grosso pesce guadagna esausto la superficie : ho la conferma trattarsi di un grosso esemplare di luccio alloctono , un Northern Pike , che si mostra ai miei occhi emozionati in tutta la sua superba bellezza . Cerco disperatamente di scorgere dove il mio minnow abbia fatto presa e riesco a scorgerlo sul lato destro della bocca a filo di denti ; una vera fortuna che mi ha permesso di condurre fino ad ora il combattimento a mio favore . Piano piano accorcio la distanza che ci divide recuperando filo e , una volta portatolo vicino alla mia postazione , decido di percorrere i quattro gradini in discesa che mi portano allo stesso livello dell’acqua : senza esitazione entro in acqua fino alle cosce ed avvicino il pesce che ormai non oppone più una pericolosa resistenza , esausto da venticinque minuti di strenua lotta . Con il braccio destro tengo la canna e con il sinistro afferro molto delicatamente il finale trascinando il grosso pesce riverso su un fianco ; conscio che in questi casi la presa opercolare è l’unica che possa garantire ampi margini di successo senza compromettere la salute del pesce , la effettuo correttamente e trascino il luccio fuori dall’acqua fino a portarlo sul sovrastante terrazzamento . Quello che fino a pochi istanti prima era visto come una chimera ora è una splendida realtà . Ce l’ho fatta , ho catturato un pesce molto grosso pescando da riva e con un’attrezzatura sotto dimensionata che , viceversa , si è dimostrata di un livello qualitativo decisamente eccellente ; tutta la combo ha sopportato grandi sollecitazioni mostrandosi sempre all’altezza del gravoso compito al quale è stata sottoposta ed il fatto di avere allamato il grosso pesce saldamente nella parte esterna della bocca ha fatto la differenza tra una cocente delusione ed un’esaltante successo . Cerco di non perdere prezioso tempo e mi attivo per farmi scattare dall’amico una serie di fotografie a testimonianza dell’eccezionale cattura ; nella mia vita di spinner ho catturato tanti grossi pesci , ma devo riconoscere che questo possiede qualcosa di assolutamente speciale . Quasi non credo di avere vinto la sfida con un’attrezzatura così leggera e ciò aumenta il senso di autostima . Ho sempre pensato , fino dall’inizio della mia collaborazione con Rapture , che i materiali messomi a disposizione siano di qualità eccelsa , ma ora ho acquisito , se possibile , ulteriori certezze ; mi piace molto affrontare le sfide più estreme con attrezzature adeguate e quando tutto ciò puntualmente porta a grandi successi la soddisfazione è massima . Terminato il rito delle fotografie , il metro flessibile mi dice che la sua lunghezza è di 108 centimetri e la bilancia elettronica si ferma sul valore di 10,700 chilogrammi ; afferro il grosso pesce con una mano sotto la testa e con l’altra sulla coda e faccio ritorno in acqua per una lunga operazione di ossigenazione : il pesce ha subito un lungo stress ed ora stenta a riprendersi , se pur aiutato da ritmici movimenti che permettono all’acqua di fluire dalle aperture branchiali . Finalmente , dopo una decina di minuti , il luccio decide di riprendere le profondità del suo lago e con movimenti lenti ma decisi si allontana da me e abbandona la mia gentile presa . Sono al settimo cielo e questa felicità così intensa la provo solo in situazioni di questo tipo . L’insegnamento di quanto avvenuto in questo 7 novembre 2018 è quello di non mollare anche davanti a situazioni estreme, l’insegnamento è quello di non mollare , mai !
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