Di gianluca milillo pubblicato il 18/08/12
La costanza, la determinazione e il desiderio di protezione, il disprezzo per lo sfruttamento commerciale della fauna ittica e la volontà di strappare dalle mani degli ittiofagi una specie a rischio di estinzione alla fine ha trionfato...
in Abruzzo le anguille non possono essere pescate, perché la Regione non ha attuato i provvedimenti per aderire al "Piano Nazionale per la Gestione delle Anguille".
In sostanza l'Unione Europea ha richiesto un preciso piano per la salvaguardia e la pesca dell'Anguilla, al quale la Regione Abruzzo non ha aderito per il momento.
Per la pesca professionale ciò significa che sarà vietata ai pescherecci abruzzesi la pesca dell'anguilla, pena una multa salata, che potrebbe arrivare ai quattromila euro.
In un panorama di desolante indifferenza delle amministrazioni verso una tutela cosciente e responsabile del proprio patrimonio ittico, dall'Abruzzo una vittoria dell'ecosostenibilità.
Cosa è servito alla Regione per varare questo provvedimento? Semplicemente non fare nulla che favorisse la pesca di professione!
Il paradosso secondo il quale i consulenti tecnici avrebbero dovuto trovare un principio che permettesse alla pesca di professione di continuare a pescare e vendere una specie in via d’estinzione, ha fallito, e la Regione stessa si è rifiutata di adoperarsi a trovare una “soluzione” che permettesse di proseguire con la mattanza commerciale di una delle più affascinanti specie migratorie.
Certo, è solo questione di tempo che la lobby della pesca di professione paghi qualche consulente tecnico di “parte” per farsi certificare e avallare un piano pesca per ritornare ad ingrassare il portafoglio a danno della continuità biologica dell’Anguilla.
Ma fino ad allora, tutti coloro che si sono adoperati per “strappare dalle reti” e dai “padellari” le preziosissime anguille, godano di questa vittoria della protezione ittica.
http://www.inabruzzo.com/?p=128721
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