Tecniche

Pesca a Method Feeder in inverno

Di Marco de Biase pubblicato il 19/01/15

Mentre scrivo queste righe sono in treno, sulla via del ritorno verso la Puglia, mia terra di origine. Ormai vivo in Trentino da un anno ed il nuovo territorio di riferimento è un mondo tutto da scoprire, con tanto divertimento a disposizione del pescatore moderno. Il viaggio è lungo, mancano ancora cinque ore al termine del viaggio. Provo a riposare e fisso l’orizzonte dal finestrino. Non mi basta. Il tempo sembra non passare mai, quindi impiego attivamente i momenti di noia. Scorro l’album fotografico nel mio pc a caccia di ricordi ed emozioni: di essi non si è mai sazi. Noto con piacere che la qualità delle mie catture è aumentata negli ultimi tempi. A dire il vero, è cresciuto anche il numero… Perché? Ho scelto di cambiare e l’ho fatto anche nella pesca. Avevo due sogni nel cassetto legati a due specialità tipiche dell’Inghilterra. Migliorare le competenze nel method feeder e crescere tecnicamente con la pesca all’inglese. Sono andato avanti per obiettivi e ho affrontato nuovi spot. Col passare del tempo ho affinato le mie conoscenze testando esche, pasture, pasturatori. Ho mosso i miei passi in primavera, d’estate e in autunno fino ad arrivare in inverno, mese in cui le mie canne da pesca in acque dolci conoscevano solo un periodo di riposo, mentre adesso sono attive tutto l’anno, soprattutto quando fa freddo.  Ho imparato che nella vita è bene variare. Bisogna abbandonare la staticità ed essere pronti al cambiamento, anche se il futuro è tetro e ricco di insidie. 

Method Feeder invernale. Sono convinto che quasi tutte le pesche possono essere impiegate con successo anche d’inverno. I metodi di paragone per definire una battuta di pesca saranno sicuramente diversi, però ciò che conta è pescare e abbandonare il pesante cappotto. Negli ultimi mesi ho praticato il method feeder con assiduità, sia in acque libere che private. I risultati sono stati abbastanza positivi perché ho riscontrato un tasso di abboccate superiore alle altre tecniche in quasi tutte le situazioni. La potenzialità del method feeder è proprio nella presentazione dell’esca: il boccone è nascosto nella nuvola di pastura, quindi il pesce è ingannato mentre sta “spazzolando” il fondale colmo di pastura (o pellets). Anche in inverno, quando i ciprinidi sono in letargo e rallentano le proprie attività, il method feeder è un’arma vincente. Anziché utilizzare pasture tipiche del periodo estivo, quindi ricche di pastoncino giallo, è bene selezionare ingredienti differenti, che possano sciogliersi anche con temperature rigide e acque davvero fredde. In commercio esistono diversi modelli nati per la pesca invernale. Riconoscerle è abbastanza facile perché hanno una colorazione bruna o nera e una grana molto fine. Trattasi di pasture a base di farine di pesce, con bassissimo contenuto di zuccheri e proteine, indicate particolarmente per la pesca a feeder o la pesca a galleggiante in acque ferme. Per quanto concerne le esche, consiglio vivamente di utilizzare il bigattino, perché è proprio ciò che i pesci vanno cercando per saziare la fame di proteine. Qualora fosse vietato, possiamo impiegare pellets da innesco alla betaina o mais dal gusto fruttato (Pescaviva Tuttifrutti).

Costruzione della lenza e caricamento del method feeder. La lenza per la pesca a method è abbastanza semplice. Molti di voi sapranno già come montare il pasturatore ma, rivolgendomi ad un pubblico abbastnz ampio, preferisco ricordare alcuni passaggi per i neofiti che non conoscono l’argomento. Dobbiamo passare il monofilo all’interno del method feeder, quindi leghiamolo ad una girella che si incastrerà nel pasturatore. Fatto ciò, colleghiamo uno spezzone di 8/10 cm dello 0,22 armato con un amo del n°12 a gambo corto senza ardiglione. Inneschiamo 2 o 3 bigattini a bandiera, appoggiamo lo stampino per il method feeder sulla pastura e riempiamo leggermente il fondo. Posizioniamo l’amo con i bigattini nella parte centrale del method feeder, quindi colmiamo lo stampino con dell’altra pastura,  ottenendo quanto mostrato in figura 3. Fate attenzione alla bagnatura dello sfarinato. Molto spesso si tende ad eccedere con l’acqua e ciò che otteniamo è un composto mellifluo più da pesca al colpo che da method. Nel nostro caso, invece, dobbiamo bagnare la pastura a piccole dosi fino a ottenere una certa corposità che dovrà sfaldarsi solo quando il pasturatore arriverà sul fondo.

Il momento della verità. Nella pesca a ledgering i primi lanci hanno il compito di creare sul fondo un tappeto di pastura. Col method feeder non c’è bisogno di questa operazione preliminare: il primo boccone è pronto per il combattimento quindi restate in allerta! Gli spot migliori coincidono con acque non molto profonde perché l’acqua è più calda. Molto spesso, infatti, i ciprinidi mantengono un’innata abitudine a rimanere nei punti in cui la temperatura è più mite. Dopo aver sistemato la canna sul rod rest, lasciate pure la lenza in tensione con frizione o antiritorno aperto. Molto spesso ho visto canne partire in acqua senza preavviso proprio perché l’abboccata è fulminea! Se il pesce c’è e ha fame, l’attesa varia da alcuni minuti fino a una mezz’ora. I fattori in gioco sono diversi e contemplano le condizioni ambientali tra cui la temperatura dell’acqua e dell’aria, la propensione del pesce ad abboccare su richiami a base di pasture scure, la curiosità verso un boccone prelibato che cade miracolosamente dal cielo.  Durante la realizzazione di questo servizio sono stato a pesca in una fishery della bassa veronese. Trattasi di uno specchio d’acqua particolarmente tecnico perché è battuto giornalmente da pescatori a roubaisienne, che durante i mesi freddi impiegano pasture gialle abbastanza proteiche, ricche di bigattini e lombrichi. Ammetto di aver faticato agli inizi, perché i concorrenti con la francese riuscivano ad ingannare carpe e carassi con lenze sottili e galleggianti al limite del grammo. Tutt’altro che method feeder e terminale dello 0,22..! Poi, all’improvviso, dopo una buona mezz’ora, è arrivata la prima carpa, seguita da altre catture di rilievo in una giornata con soli 3°, segnata da una nebbia tipica della Valpadana. Lo storione è la ciliegina sulla torta, perché conferma la bontà di una tecnica ancora poco diffusa ma dal potenziale enorme.

Il mio invito alla prova è sempre valido. Adesso passo la canna a voi! ;)

Buon divertimento,
Marco


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