News

Ponza: tra amici cefali ed orate

Di Samuele Maffei pubblicato il 24/02/10

 

Mi giravo continuamente nel mio letto, ero molto ansioso e non riuscivo a prendere sonno.

Alle 4,30 di mattina i miei occhi si chiusero sfiniti, ma dopo pochi secondi qualcosa me li fece riaprire. A svegliarmi c’era una voce ben conosciuta, quella del mio compagno speciale, era la voce di papà  che cercava di svegliarmi dandomi piccoli strattoni sul braccio sinistro.

Mi alzai con calma perché ero veramente molto insonnolito.

Erano le 6,30 del mattino quando montai sull’automobile di mio padre che aveva già riempito di attrezzatura da pesca.

Mi riaddormentai sul sedile dopo soltanto 5 minuti di viaggio.

La nostra prima destinazione era Formia dove ci aspettavano dei vecchi amici di mio padre per

raggiungere l’isola di Ponza. Appena riaprii gli occhi mio padre ed i suoi amici avevano già acquistato i biglietti e stavano parlando tra di loro su come organizzare la partenza.

Sceso dalla macchina conobbi in fretta gli amici di papà e soprattutto mi presentarono il mio vero compagno di avventura, un ragazzo di nome Leonardo che era accompagnato dal padre Paolo che mio padre mi ha descritto come uno dei suoi primi amici e compagni di pesca.

Salimmo sul traghetto e, dopo aver gironzolato un po’ su tutta la nave, io e Leo cominciammo a fantasticare su quelle che sarebbero state le nostre avventure su quell’isola che a me avevano descritto come stupenda.

Dopo 1 ora  la terra si iniziò a spuntare all’orizzonte e noi insieme ai genitori uscimmo all’aperto a guardare l’isola fino a che non arrivammo ad attraccarci sul porto principale.

Mio padre e Paolo avevano affittato una casa  vicino al porto e ci dissero che la nostra pescata si sarebbe svolta principalmente in quelle acque.

Mangiammo in fretta un panino e ci affettammo ad andare a pesca.

Io e il mio amico Leonardo ci sistemammo dentro il porto, proprio accanto al traghetto da dove eravamo scesi.

I nostri genitori ci spiegarono che  l’ideale era pescare i muggini con la pastella (FIMA cefalo bianca) per prendere cefali ed anche altri pesci .

Montammo due canne fisse lunghe quattro metri con il filo dello 0,15 e con un galleggiante a pera da 3 grammi.  Inserimmo una olivetta da due grammi e sopra tre piccoli pallini di piombo. Poi legammo una girella da dove partiva un terminale dello 0,10 con un amo misura 16 a gambo largo. Preparate le montature iniziammo a seguire tutti i consigli dei nostri genitori:

 

  • Mescolare la pastella in una ciotola con poca acqua di mare alla volta fino a quando non diventa morbida ed elastica
  • Iniziare a pasturare con delle palline di pastura per avvicinare i cefali.
  • Preparare dei pallini di pastura che avvolgono completamente l’amo
  • Lanciare le lenze solo quando vedrete  le specchiate  dei pesci nell’acqua
  • Sapendo che il muggine succhia e “sputa” la pastella, ferrare non appena il galleggiante fa un minimo movimento strano

 

 

Iniziammo ad impastare la pastella che nell’ aria emanava un fortissimo odore di formaggio.

Parlando con Leo nei momenti prima della pesca, capii che era un amico veramente eccezionale.

È un ragazzo tranquillo e molto abile nel campo della pesca.

Iniziammo a tirare palline di pastella fino a quando non vedemmo che l’acqua sotto di noi si riempiva di “flash argentati”.

Era il segnale.

Posammo le lenze nel punto in cui vedevamo le specchiate dei pesci, proprio dove avevamo pasturato. Intanto mio padre, Paolo e glia altri amici si trovavano sulla spiaggia vicina a pescare a surf casting per insidiare mormore e orate.

Io e Leonardo iniziammo la nostra battuta di pesca. Il galleggiante di Leo iniziò a muoversi piano e lui subito ferrò con grande velocità. Capii che era un combattimento molto duro perché vedevo il mio amico che si forzava a lottare con il cefalo che non voleva entrare nel guadino posto sul pelo dell’acqua da me.

Leo avvicinò il cefalo e io con molta calma feci uno scatto per portarlo dentro.

Era un bel cefalone argentato. Chiamammo un passante per farci fare una foto e immediatamente dopo rimettemmo il pesce nel suo habitat.

Molto felici ci demmo “un cinque” da veri amici.

Il secondo strike lo effettuai io portando un cefalo di tutto rispetto nel guadino, questa volta tenuto da Leonardo. Dopo circa un quarto d’ora io e Leo avevamo catturato almeno cinque cefali di cui tre molto grossi.

Subito dopo avemmo un’abboccata molto diversa, il galleggiante affondò improvvisamente sparendo sott’acqua. La stessa cosa successe a Leo, quasi nello stesso momento.

In quel momento arrivarono i nostri genitori che venivanoo a vedere cosa stavamo combinando. Si trovarono ad assistere al combattimento di pesci molto più combattivi dei precedenti. La mia canna si piegava quasi fino al manico, allo stesso modo di quella di Leonardo e dopo pochi minuti sagome rotonde specchiarono sotto l’acqua: erano due orate contemporaneamente!! I nostri genitori rimasero sbigottiti ed iniziarono a fare battute fingendo di voler prendere il nostro posto, ma noi sapevamo che non lo avrebbero mai fatto. Fu una esperienza meravigliosa.

Continuammo a catturare moltissimi cefali per altri due giorni, ma di orate non ne vedemmo neanche più l’ombra. Paolo ci spiegò che sicuramente si era trattato di una passata di un branchetto che era stato attirato dalla nostra pasturazione.

Senza neanche accorgercene ci ritrovammo sul traghetto tristi per il ritorno ma sicuri di una prossima avventura sulla meravigliosa isola di Ponza che a breve vi racconterò.

 


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: