Di di Roberto Granata pubblicato il 25/04/23
Non è di certo la prima volta che parliamo di black bass e del loro "risveglio" dopo il periodo invernale, ma l'argomento è, a mio avviso, talmente importante quanto mutevole per certi aspetti da un'annata all'altra, da meritare sempre un approfondimento. Non se ne parlerà mai abbastanza perché ad ogni anno oltre alle costanti che conosciamo, vi sono cose nuove da aggiungere ed alcune meno nuove da rivedere. Ciò è dovuto sia alla maggior conoscenza sulla sua pesca (fattore comune a tutto ciò che riguarda appunto la pesca stessa) sia alle variazioni di climi e "microclimi" vari che ad ogni anno manifestano i loro effetti, condizionando alcuni aspetti della pesca al nostro amato centrarchide.
UNA BREVE ANALISI
Io ho cominciato a pescare quasi esclusivamente a spinning negli anni '80 e, da subito, il boccalone ha fatto parte dei miei pesci preferiti. Da allora ad oggi ho potuto notare che progressivamente (almeno nella Pianura Padana e zone limitrofe) l'autunno ha manifestato una tendenza a prolungarsi sempre più avanti e, di conseguenza, anche la primavera si spostava in avanti nel calendario. Tale tendenza si è acuita particolarmente nell'ultimo decennio, pur con talune eccezioni. Quindi è chiaro che la nostra ricerca al black può cominciare di norma più avanti nel calendario, ed altrettanto più avanti può finire. Se trent'anni fa il periodo utile (sorprese a parte) era da Marzo a Settembre, negli ultimi anni si è spostato da Aprile ad Ottobre-Novembre. Perché è importante conoscere ciò? Ovviamente per non perdere alcuni momenti davvero magici; i primi black sono di norma i giganti della specie, e sarebbe davvero un peccato rinunciare a questa occasione d'oro.
PRONTI...VIA
I black escono allo scoperto (in modo definitivo) quando:
1) Anzitutto quando l'escursione termica giorno-notte si riduce (e resta ridotta) per diversi giorni. Ciò ha ovviamente l'effetto di aumentare la temperatura dell'acqua.
2) Difficilmente i bass, una volta "attivati", ritornano allo stadio invernale. Non perdiamoci d'animo quindi se, dopo qualche giorno di sole calduccio e qualche buona cattura, arrivasse la pioggia ed un calo delle temperature (quelle annunciate sono... dell'aria). Anzi, spesso un po' di acqua nuova amplifica addirittura le possibilità di cattura.
3) Ammessi i due punti precedenti, a volte si può presentare il "problema" vento, ma non desistete, perché a volte il vento è tutt'altro che un problema anzi, creando un moto ondoso nella lanca, sospinge ovviamente alghe, detriti e quindi spesso anche piccoli pesci ed animaletti che se ne nutrono in una determinata riva o, meglio ancora, in un determinato angolo.
4) A questo punto non pochi pescatori, purtroppo, gettano la spugna oppure (e già meglio) pescano ai margini della zona coperta dalle alghe e dai detriti, ma non sanno quello che si perdono. Infatti chi osa pescare sopra quella patina nel modo giusto e nei momenti giusti può fare catture da capogiro e, dulcis in fundo, avere attacchi a galla da capogiro.
IN FONDO SONO... COVER
Forse siamo abituati a definire "cover" le distese di ninfee con pochi o quasi zero spazi tra di loro, ma stiamo parlando praticamente della stessa cosa. Al di sotto di tutto quello che viene portato dal vento, spesso si nasconde un mondo tutto da.... pescare. Quindi vi consiglio vivamente di provarci. Ovviamente non dobbiamo desistere se, al primo tentativo, ci imbattiamo in una "scorza" dura da perforare, dove l'artificiale di turno si appoggia e non si schioda, pena l'incaglio di ogni sorta di vegetali e non solo. Occorre invece guardarsi attorno bene e con calma per studiare il da farsi. Succede che:
1) La "cover" potrebbe essere spessa in alcuni punti ma molto più pescabile in altri. È consigliabile partire con "assaggi" di lancio sotto ai piedi per poi, se non succede niente, allungarli progressivamente.
2) Spesso è consigliabile sprecare quei "cinque minuti" per osservare bene cosa succede in questo spiazzo più o meno grande dove molti non pescano. Si potrebbero vedere grossi black che bollano sugli insetti o sulle larve che schiudono sulla superficie, sulle libellule, sulle rane ed altro.
3) Per regolarci di conseguenza è meglio mettere da parte la smania di lanciare, ed osservare bene se tali "cacciate" o bollate si ripetono, perché di solito si ripetono nel medesimo punto o poco lontano e ci danno preziose indicazioni non solo sul dove lanciare, ma anche su cosa lanciare (quale artificiale), sul tipo di recupero (se possibile) o, più facilmente, sul come far muovere sul posto l'esca di turno.
4) È chiaro che finora stiamo parlando di artificiali galleggianti, ma non è detto che con gli altri non ci sia nulla da fare, perché nei buchi o nei punti più morbidi si possono benissimo calare un worm, un gambero od altro, mentre negli eventuali corridoi creatisi (o scoperti provandoci) nel frattempo, a volte si possono effettuare anche spezzoni di recupero.
5) Valutate il caso di utilizzare un'attrezzatura un poco sovradimensionata rispetto al vostro standard, perché potrebbe essere necessario un recupero piuttosto forzato.
UN ESEMPIO PRATICO
Nel 2015 un caro amico mi invitò ad una pescata di boccaloni in una lanca della sua zona, nel Piacentino. Giunti sul posto, mi fece notare con grande disappunto che, causa il vento, anche se fu poca intensità, metà lanca era coperta da piccole alghe. Ricordo bene che lo invitai a provarci comunque, sebbene fosse la prima volta che vedevo quel laghetto in vita mia. Lui pescò nella parte libera dalla patina, e catturò due black. Io saggiai con un lancio quella patina che, a dispetto dell'apparenza, si dimostrò estremamente sottile e pescabile praticamente in qualunque modo. Catturai la bellezza di 31 black, numero che a quel tempo rappresentava anche il mio record personale. Il mio compagno gi pesca era allibito, tanto più che aveva sempre evitato quella patina. Ma io non ho fatto niente di straordinario. Semplicemente i black erano tutti lí. Che dire.... proviamoci.
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