Di Di Roberto Granata pubblicato il 25/05/24
Partiamo subito con un' importante considerazione: quello che la piena ti toglie poi te lo ridà, e spesso te lo ridà con gli interessi. Certo, quando il periodo di "forzato digiuno piscatorio", almeno da certi ambienti, diventa prolungato, come lo è nel caso di questa primavera 2024 nel Nord Italia, viene da imprecare. Tuttavia chi pesca da diversi anni sa bene che la piena lo ripagherà. Prima di vedere la situazione più nel dettaglio, vorrei fare notare che queste piene sono sempre accadute, anche se ad ogni anno si sente dire che questa primavera è la più piovosa da tot anni, che lo scorso inverno è stato il più freddo (od il più caldo) da tot secoli, e via di questo passo. La verità è che, come esistono questi profeti di sventure che ormai trovano terreno fertile, esistono cicli di svariati decenni ed a volte di qualche secolo dove il clima può assumere tendenze diverse. A dirlo non sono io, ma è la storia che, se fosse maggiormente presa in considerazione, ci darebbe risposte sul futuro, poiché la storia è apocalittica, cioè rivelatrice. Purtroppo oggigiorno si è travisato ed usato in ogni salsa, tranne in quella giusta, anche il termine "apocalisse". Ma torniamo alla piena, ed "immergiamoci meglio" nelle sue acque.
I GRANDI FIUMI
Si tratta di ambienti che, data la loro grande portata, sono spesso tra gli ultimi a tornare ad un livello normale. D'altronde se sono "grandi" lo sono perché ricevono molti affluenti, anche importanti. Il rovescio della medaglia, però, si traduce in alcuni vantaggi:
1) La loro lunghezza, spesso di centinaia di chilometri, può far si che nei tratti finali la piena arrivi magari con un giorno o due di ritardo rispetto a quelli a monte. Ad esempio, se abito a Torino ed oggi non posso pescare nel Po, magari a Piacenza ci pescano ancora, beneficiando a volte di un progressivo aumento di livello che, finché le acque sono pescabili, porta sovente a buoni risultati. Teniamone conto nello scegliere la nostra meta piscatoria.
2) I grandi fiumi sono molto spesso contornati da "bracci morti" e da lanche. Questi ambienti spesso ci permettono di pescare quando nel fiume stesso non è possibile, ed anzi, nei bracci morti si radunano giocoforza molti pesci e le lanche, risentendo delle infiltrazioni, beneficiano di "acque nuove" anch' esse apportatrici sovente di buoni risultati.
3) Ovviamente, il finire della piena nei grandi fiumi significa avere una miriade di spot coi quali sbizzarrirci. Ricordiamo che è meglio osare, appena le acque sono pescabili, piuttosto che aspettare il loro completo ritorno "alla norma". Potremmo avere pesci già ben disposti all' attacco e...meno concorrenza.
I PICCOLI FIUMI E LE ROGGE
Si tratta di ambienti eterogenei; ci sono fiumiciattoli e rogge sensibilissimi alle piene ed altri che quasi non ne vengono interessati. Il motivo è da ricercare in diversi fattori, tra i quali i principali sono:
1) La loro regimazione. Nella mia zona, l' esempio principe è fornito dal Naviglio Pavese, che praticamente non viene mai interessato, o lo viene in modo marginale, da acque di piena. Ovviamente in periodi dove le opportunità di pesca calano parecchio in altre acque, avere a disposizione ambienti simili è una manna dal cielo. Tuttavia esistono anche in altre zone ambienti del genere, così come rogge regolate da briglie, dove pescare è fattibile non dico senza pause forzate, ma molto più spesso rispetto agli ambienti interessati "interamente" da una grande piena.
2) La loro derivazione. Con questo termine intendo parlare di quelle rogge che derivano dalle loro "sorelle maggiori". As esempio: quando il corso d'acqua è interrotto da una briglia, è palese che a monte vi sia un "fosso" più o meno grande che deriva, appunto, da quello principale. Ebbene, a volte vi è la necessità di lasciar defluire più acqua possibile nel ramo principale, lasciando il corso che ne deriva con livello ed eventuale corrente in uno stato modesto, permettendo di fatto la pesca, spesso anche con buoni risultati, soprattutto nelle zone adiacenti al suddetto ramo principale, da dove la fauna ittica migra in cerca di acque più "vivibili".
I TORRENTI
Sappiamo bene che il torrente si gonfia assai in fretta, ma altrettanto in fretta può ritornare alla normalità. Il suo frequentatore sa bene soprattutto due cose.
1) Mettersi al sicuro negli aumenti di livello. Sembra sciocco dirlo, ma è assai raccomandabile a chi non conosce bene questi corsi d'acqua.
2) Il ritorno alla "normalità", soprattutto nei primi minuti, è un momento assai proficuo, non solo per i pescatori con esche naturali, ma anche per gli spinningofili.
INFINE...
Non servono molte parole, ma bensì un po' di pazienza. Ma la piena, quello che ti toglie poi ti dà.
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