Di Testo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 11/04/16
Anche questo 2015 se ne è andato lasciando dietro di se una moltitudine di avvenimenti e ricordi non particolarmente piacevoli per ciò che ha riguardato la mia vita; ripercorrendo mentalmente questo lasso di tempo trascorso spesso in riva a fiumi, torrenti e laghi, ritrovo un po’ di conforto, quel conforto e quella serenità d’animo che solamente la mia grande passione per lo spinning è in grado di trasmettermi. Come spesso mi succede, cerco di dimenticare le cose negative tuffandomi nell’unica attività ludica capace di estraniarmi completamente dalla realtà: la pesca. Complici anche le imminenti vacanze natalizie, come di consueto decido di trascorrere una decina di giorni lontano da Milano, sul mio amato lago Maggiore che tante soddisfazioni alieutiche ha saputo regalarmi negli anni. Inoltre devo presentarmi ad un appuntamento per me assolutamente irrinunciabile: l’apertura della pesca alla fantomatica trota lacustre che decreta l’inizio delle ostilità all’alba del 20 dicembre. Sul Verbano e più in generale nelle acque dove vige il regolamento della Convenzione italo-elvetica, in questi giorni di vigilia è tutto un affaccendarsi di preparativi per questa fatidica data che i possessori di un natante affrontano con la tecnica della Molagna o Trotiera nell’intento di catturare il pregiato predatore pelagico dal manto argenteo.
Ma chi come me ama lo spinning invernale alla Lacustre e può definirsi un antesignano di tale tecnica, può concepire questa pesca solo ed esclusivamente praticata da riva con la canna da spinning tra le mani! Cosi nei giorni subito seguenti l’apertura effettuo diverse uscite, accompagnato dalla mia attrezzatura Rapture, in luoghi che nel tempo mi hanno sempre gratificato senza però poter annotare alcuna cattura. Le cause, parlando anche con diversi pescatori del luogo, vanno ricercate nell’andamento climatico molto anomalo che ha visto trascorrere tutto l’autunno senza alcuna precipitazione piovosa lasciando i bacini idrici quasi in asciutta; di conseguenza anche i grandi laghi come il Maggiore hanno risentito di tale anomalia associata anche a temperature primaverili, sicuramente non consone al periodo. Insomma tutta una serie di circostanze avverse hanno fatto si che l’urlo di gioia per la cattura di una splendida Lacustre si fermasse in gola. Ma come l’esperienza insegna, in questa tecnica avara di successi e proprio per questo motivo prodiga di soddisfazioni intense, decido comunque di insistere nella speranza di un tanto atteso cambiamento climatico; cambiamento che fino alla fine dell’anno puntualmente non si verifica costringendomi a “macinare” chilometri di spiaggia e un numero imbarazzante di lanci a vuoto.
Finche’ il giorno 30 dicembre, consultando un sito in rete specializzato in previsioni del tempo locali, apprendo che per fine anno e per i giorni a seguire è segnalato un significativo abbassamento di pressione atmosferica associato a deboli piovaschi e nevicate in collina. Sulla carta quindi niente di meglio per sperare in un’inversione di tendenza del tempo che dovrebbe portare in attività predatoria l’ambito salmonide. Il giorno seguente, ultimo giorno dell’anno, decido di preparare la mia fedele canna Inova da mt.2.40 della Rapture abbinandole il solito mulinello SX-1 taglia 4000 caricato con 150 mt di filo Spin Cast spessore mm 0,255 e la mia tackle-box colma di minnows e ondulanti dalla forma allungata e dal peso adatto a lunghi lanci, tutti materiali di alta qualità facenti parte del catalogo Rapture per il 2016. L’ultimo giorno dell’anno si presenta con cielo nuvoloso ,nebbia bassa sul lago, scarsa luminosità ed una leggera brezza che increspa l’acqua; sulla carta quindi ci sono tutte le componenti per avere successo in questo tipo di spinning rivolto alla regina degli abissi. Inizio così a perlustrare una spiaggetta caratterizzata da un basso fondale a media granulometria; utilizzo un minnow lipless artigianale da venti grammi che un bravo amico costruttore mi confeziona appositamente per questa situazione.
La scelta di minnow senza paletta direzionale è motivata dal bisogno di perlustrare più acqua possibile con lanci a lunga gittata che solamente con i lipless si rendono possibili. Lo spot presenta un fondale digradante da pochi centimetri fino ad una profondità di circa venti metri appena oltre la corona; qui negli anni ho conseguito numerose catture di Lacustri dal manto straordinariamente argenteo con esemplari che arrivavano a sfiorare anche i tre kilogrammi di peso. Ora lo spot si caratterizza per la grande limpidezza dell’acqua e per la totale assenza di brezze che in questa pesca aiutano molto nel rendere più attive le trote. Ma tant’è. I miei lanci a raggiera coprono tutta la porzione d’acqua antistante senza regalarmi alcuna emozione se non quella di praticare il mio spinning preferito nel mio luogo preferito. E non è poco! Con i lipless da 25/28 grammi e con gli ondulanti da 20 grammi si riescono a realizzare lanci molto lunghi, anche fino a cinquanta metri, e posso assicurare che ferrare una grossa Lacustre a tali distanze è una delle motivazioni che mi fanno amare alla follia questo particolare tipo di spinning. Dopo aver sondato per bene tutta la spiaggia senza alcun risultato decido di cambiare spot e con l’aiuto dell’auto mi trasferisco in un'altra spiaggia distante pochi chilometri dove ho catturato pesci fantastici sopra tutti un maschio di Lacustre che nel lontano 2002 ha fatto fermare l’ago della bilancia a kg 6.300.
Questo spot si caratterizza per la presenza di numerose boe di ancoraggio per le imbarcazioni posizionate ad una trentina di metri dalla riva; inoltre il fondale qui non è molto marcato e spesso questa zona rappresenta un luogo sicuro e riparato dai venti periodici per la massa stabulante che si raduna in piccoli banchi nei pressi della riva. Non di rado mi è capitato di assistere a vere e proprie scorribande di grosse Lacustri che facevano incetta di pescetti atterriti mentre cercavano la salvezza nascondendosi negli anfratti del sotto riva. Ora però sul lago regna una calma irreale con le acque trasparenti e la totale assenza di moto ondoso, situazione questa che rende estremamente complicato effettuare catture. Ed infatti anche in questo spot non realizzo nulla nonostante mi prodighi in lunghi lanci a coprire tutta la porzione d’acqua antistante. Ormai mi rimangono un paio d’ore scarse di luce e decido di trascorrere il lasso di tempo più interessante della giornata in una lunga spiaggia che raggiungo in cinque minuti d’auto; qui i ricordi felici si contano numerosi nel tempo e la mia speranza è quella di rinverdirli con una cattura degna di nota. Intanto assisto compiaciuto ad un sostanziale cambiamento dal punto di vista atmosferico: improvvisamente si alza una brezza tesa che increspa le acque e l’imminente cambio di luce del tramonto trasforma la giornata da negativa ad estremamente promettente. Con rinnovata euforia affronto lo spot con grande applicazione aspettandomi ad ogni lancio l’attacco di qualche salmonide della zona.
Connetto al moschettone un Dexter di Rapture che riproduce la livrea di un’alborella ed inizio la ricerca sondando con lunghi lanci ogni angolo dello spot avanzando contemporaneamente sulla riva. Giungo in un angolo di spiaggia dove i rami delle piante arrivano a sfiorare l’acqua e proietto con forza il mio minnow ad una quarantina di metri dalla riva; ho appena il tempo di chiudere l’archetto del mulinello e compiere due giri di manovella che subito vengo svegliato dal torpore della ripetitività di tale movimento. Un attacco brutale, quasi cattivo, mi riporta alla realtà e dopo una frazione di secondo di incredulità porto una ferrata decisa e robusta: contemporaneamente il mio sguardo percorre la distanza che mi separa dall’artificiale e scorgo in superficie un’esplosione di vitalità. Finalmente! Dopo una lunga serie di uscite infruttuose ed un’infinità di lanci a vuoto ora c’è l’ho in canna e compie ogni sorta di evoluzione per liberarsi dall’inganno. Capisco che si tratta di un magnifico esemplare di Lacustre che dà sfoggio di tutto il suo funambolico repertorio di acrobazie per tentare la fuga; allento la frizione dell’SX-1 che con la sua regolazione micrometrica mi garantisce una fuoriuscita del monofilo lineare e fluida, e lentamente ma in modo costante diminuisco la distanza che mi separa da questo pesce meraviglioso.
Dopo un paio di ripartenze del salmonide cerco un anfratto adatto al salpaggio e decido di spiaggiare il pesce alla mia destra; una spiaggetta di sabbia fine ne accoglie il corpo stremato e finalmente capisco che il combattimento si è concluso a mio favore. La bilancia elettronica mi dirà che la mia felicità misura 52 centimetri per kg 1,800 di peso! Mi affretto a realizzare le foto di rito e, mentre ammiro il manto argenteo del meraviglioso salmonide, ringrazio il “mio” lago che ancora una volta mi ha regalato emozioni intense. Mi bagno bene le mani e restituisco al lago ciò che al lago appartiene di diritto. Mi siedo su un sasso e rimiro le fotografie di quel prodigio pensando che anche se ho già vissuto infinite volte questa scena, ogni volta ha un sapore unico ed inconparabile. Normalmente quando effettuo catture di questo spessore decido di smettere di pescare e mi godo il momento, ma ora capisco che la giornata particolare potrebbe regalare altre piacevoli sorprese. Il vento si è ulteriormente intensificato e la possibilità di altre catture è tutt’altro che remota; come sempre faccio dopo una cattura, elimino circa 50 centimetri di monofilo e connetto con un nuovo nodo il moschettone con l’artificiale.
Mi sposto in avanti lungo la spiaggia e ricomincio a sondare la rimanente porzione di lago. Ogni lancio potrebbe essere quello buono e l’attenzione maniacale che metto nel pescare è massima. L’esperienza di trent’anni di pesca alla Lacustre mi dice che con queste condizioni atmosferiche la probabilità che in zona nuotino altre Lacustri è molto alta; lancio il più lontano possibile il mio Dexter e litigo con il forte vento per limitare al massimo la “pancia” del monofilo durante il recupero, pena una scarsa sensibilità in caso di attacco. Nell’acqua mossa dal vento le spanciate dell’artificiale con relativi bagliori di luce risultano molto accattivanti considerato il cielo plumbeo e la scarsa luce del crepuscolo. Procedo oltre la grossa pianta che proietta i propri rami fino sulla superficie dell’acqua ed effettuo un lungo lancio in diagonale sfruttando anche la spinta laterale del vento. Inizio un recupero lento e lineare che permette all’artificiale un movimento ampio e sinuoso, cerco di mantenere il monofilo sempre in tensione e al contempo mi prodigo per non incappare in fastidiose parrucche del filo sul mulinello (con l’utilizzo dei minnow lipless è molto facile cadere in questo inconveniente, soprattutto se si ha l’ardire di jerkarli !).
Gran parte della distanza complessiva del recupero è stata assolta senza che si verificasse nessun attacco e, proprio quando l’artificiale risulta essere visibile ai miei occhi avverto un attacco feroce allo stesso con risposta fulminea della mia Inova con la quale impartisco una possente ferrata e subito dopo mi appresto ad allentare la frizione del mulinello; immediatamente capisco che questa volta ho a che fare con un pesce di grandi dimensioni, la Lacustre che ogni pescatore vede protagonista nei suoi sogni. Vista la vicinanza dalla riva, i primi attimi del combattimento mi consentono di scorgere di lato alla bocca del salmonide il mio Dexter che sembra ben ancorato al vomere coriaceo del pesce; questo mi tranquillizza non poco e, forte anche della qualità della mia attrezzatura Rapture, cerco di condurre lo svolgimento della disputa a mio favore anche se un paio di ripartenze decise verso il largo mi fanno tremare per la resistenza del monofilo che è pur sempre di uno spessore di mm 0,255. Questi pesci selvatici non si possono ritenere mai domi e le ultime fasi dei combattimenti di solito sono le più pericolose in quanto, da una parte il peso corporeo rilevante e dall’altra il contatto con le asperità della riva, costituiscono spesso il trampolino di lancio verso la libertà. Fortunatamente non è questo il caso e dopo fiumi di adrenalina versata riesco finalmente a portare il pesce all’asciutto; solo ora realizzo appieno che razza di cattura ho effettuato!
Si è vero nella mia vita da pescatore ho catturato pesci ben più grandi, ma qui si tratta di Sua Maestà Lacustre, la Regina per antonomasia di tutti i pesci d’acqua dolce insieme alla consorella Marmorata. Da sempre aleggia un alone di mistero sulle origini effettive di questo endemico salmonide tanto da mettere in disaccordo persino gli ittiologi più quotati; una cosa è certa e cioè che la Lacustre rappresenta la preda più ambita sia per il suo pedigree che per le dimensioni che può raggiungere in natura. Ora è distesa innanzi a me in tutta la sua straordinaria bellezza e quasi non credo a me stesso, specialmente se penso a come era iniziata la giornata. Le misurazioni dicono 63 centimetri per kg 2.800 di peso! Un vero prodigio di pesce. Altre volte mi è capitato di effettuare doppiette in una sola giornata di pesca, ma mai di catturare due pesci di questa mole nel breve volgere di un’ora. La pesca a questo straordinario pesce è in grado di stupirmi sempre, anche dopo quasi cinquanta primavere trascorse a rincorrere pesci in Italia e nel resto del mondo. E’ quasi buio e dopo aver scattato diverse foto mi appresto a riossigenare il salmonide bene prima di riaffidarlo al suo ambiente; ha una ferita piuttosto profonda sull’apparato boccale ma, non perdendo sangue, se la caverà. In questa giornata sono stato il protagonista di un avvenimento piuttosto raro e cioè quello di aver catturato due Lacustri di mole nella stessa sessione di pesca. Questo 31 dicembre 2015 resterà per sempre impresso nella mia memoria come un qualcosa di speciale, qualcosa da ricordare e se possibile, qualcosa da tramandare alle future generazioni di pescatori che forse non proveranno mai la gioia di catturare simili pesci perché nel frattempo si saranno estinti. Al di la di previsioni più o meno pessimistiche della realtà, la consapevolezza di poter catturare pesci geneticamente puri come le Trote Lacustri dovrebbe incentivarci alla conservazione del nostro patrimonio ittico che rappresenta pur sempre un valore inestimabile.
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