Tecniche

Rock ledgering

Di Michele Nardi pubblicato il 07/02/13

Il rock ledgering anche se il nome in inglese potrebbe indurre a pensare il contrario è una tecnica tutta italiana che consiste nella pratica della pesca a fondo con attrezzature da beach ledgering e pasturatori. Postazioni rocciose e manufatti rialzati sulla superficie del mare rappresentano i migliori luoghi di pesca mentre gli immarcescibili bigattini si mostrano come esca e pastura.

Quando nelle fredde giornate invernali la mancanza di onde rende le lunghe distese sabbiose disertate da quasi tutti i pinnuti cosa possiamo fare per non fermare la nostra voglia di pescare? Una delle tante risposte c’è data dal porto o le sue immediate vicinanze, da affrontare a mare calmo o poco mosso pescando con pasturatori piombati e bigattini, una tecnica alquanto redditizia che non delude soprattutto quando è praticata su alti fondali e con un’attrezzatura all'altezza della situazione. Le zone prescelte sono le basse scogliere frangiflutti, i moli e i vari pontili che si protraggono verso il mare aperto, spot famosi per molte tecniche di pesca vista la consistente profondità dei fondali antistanti e la continua pasturazione effettuata dai tanti pescatori che vi si recano giorno dopo giorno. Un grosso aiuto è dato poi dai pescherecci, che buttando in acqua molti scarti di pesce ritenuti non idonei per la vendita contribuiscono a mantenere alcune zone sempre ben pasturate. Se poi il fondale davanti a noi si presenta con una profondità di oltre dieci metri, di tipo misto e con ampie chiazze sabbiose significa che qui può capitare di tutto, specialmente in inverno, perché il raffreddamento delle acque sarà meno avvertibile man mano che il fondale aumenta, magari saranno i tipi di prede a cambiare: meglio così, almeno vedremo anche qualche specie inusuale! Come sanno bene i pescatori più esperti il pesce vive tutta la sua vita cercando del cibo e se riesce a trovarlo facilmente in un dato luogo questo diventa abitudinario per la maggioranza delle specie ittiche. Come s’intuisce il rock ledgering è una tecnica che sfrutta molto i principi della pasturazione, al contrario del surf casting che altresì sfrutta soltanto quella naturale, e questa è sicuramente la differenza più marcata, perciò anche l’approccio dev’essere diverso. Da sempre un pescatore versatile è considerato un grande pescatore ed i risultati stanno li a dimostrarlo, di fatto, il fossilizzarsi in una sola tecnica di pesca il più delle volte porta soltanto ad una chiusura mentale che si riversa nell’incapacità di saper scegliere, e questo è quanto di peggio possa capitare ad un pescatore sportivo. Cerchiamo di capire, e di capirci! Anche a noi quello che piace di più è stare in spiaggia, si sa, per il vero surfcaster non c’è niente di meglio, ma a pesca si va anche, o principalmente, per prendere qualcosa. Meglio, molto meglio se qualcosa di grosso, e perché questo accada frequentemente dobbiamo allargare la nostra mente e guardare sempre più lontano. Che cosa sarebbe la corrida se non ci fosse il toro? Affrontare un vitello, anche usando soltanto un coltello, sarebbe la stessa cosa? Vi siete mai chiesti cosa differenzia un pescatore mediocre da un campione? Il primo a essere un mediocre è chi gioca soltanto per partecipare: il detto popolare “l’importante è partecipare” è solo un inno alla mediocrità! Sia pescando in gara, sia per diletto, sia nella routine giornaliera, il campione partecipa per vincere: vive per vincere!

Occorrente per vincere

Per eseguire questa tipologia di pesca dagli scogli buona parte del materiale occorrente, iniziando dal vestiario che andremo a indossare durante la battuta, lo possiamo mutuare dalla spiaggia ma non dovremo esitare se dovesse mancare qualcosa perché un’efficiente postazione di pesca è sempre alla base del successo, indifferentemente che ci si trovi su una scogliera, su una spiaggia o non sappiamo dove. Dunque, per sistemare le canne in pesca serve un piccolo cavalletto da appesantire al centro con un sacchetto contenente alcuni sassi o altro materiale pesante e un guadino di lunghezza utile alla postazione prescelta. Gli “archi” da preferire sono un paio di canne da beach ledgering con struttura a innesto e con potenza massima di cento grammi, lunghe metri 4,50 in modo da riuscire meglio a manovrare le grosse prede. Gli attrezzi da lancio sono da abbinare a dei mulinelli di misura media, diciamo tra la 4000 e la 6000, e vanno imbobinati con un buon filo siliconato e ben visibile ai nostri occhi nei diametri che vanno dallo 0,22 allo 0,25 millimetri. Il colore rosso è perfetto per il semplice motivo che è il primo colore a sparire dopo una certa profondità, infatti, dobbiamo ricordarci che stiamo pescando senza shock leader (ricordiamo che in ogni caso lo shock leader è meglio che sia del tipo trasparente) e un colore troppo vivace nelle vicinanze dell’esca potrebbe insospettire le possibili prede. Il peggior colore da utilizzare, e cioè quello che i pesci notano maggiormente, è il nero, che ovviamente è da evitare sempre, anche di notte! I pasturatori da bigattini vanno scelti tra i modelli grossi a saponetta che tuttavia una volta ripieni non superino in nessun caso l’etto di peso. Il filo per la costruzione dei terminali varia nei diametri che vanno dallo 0,14 allo 0,18 e deve assolutamente essere in morbido fluorocarbon 100% poiché oltre ad avere indiscusse doti d’invisibilità è molto più resistente all’abrasioni rispetto a qualunque altro tipo di filo e, come se non bastasse, è meno soggetto alla formazione di grovigli. Gli ami adatti sono ovviamente quelli a filo fine da bigattino ed è preferibile che siano a occhiello nelle misure n° 12 e 14. In fine servono circa sette etti di bigattini per ogni canna in pesca preventivando una giornata di “rock duro”. Ai bigattini possiamo anche aggiungere qualche sfarinato aromatizzato per aumentare il potere attirante, ma principalmente la spigola non ama questo tipo d’astuzia che invece piace ai muggini: questione di scelte.

Lente d’ingrandimento sulla tecnica

La pesca invernale a fondo con i pasturatori può dare buoni frutti a prescindere dalle condizioni atmosferiche, specialmente se praticata su fondali di oltre venti metri. La cosa più importante è pescare con acqua limpida o appena velata giacché il bigattino è un’esca che è ricercata dalle prede perlopiù a vista, ma attenzione: molte volte il mare davanti a noi apparirà torbido, questo non significa che lo sia anche sul fondo e perciò può essere comunque una buona occasione di pesca. Come quando si va in spiaggia, è buona norma includere il picco d’alta marea all’interno della battuta di pesca e magari un po’ di luna non guasta, l’essenziale è che non sia proprio piena, specialmente quando si cerca la spigola. Quand’è possibile, principalmente nella pesca a mare piatto, monteremo sulla canna la vetta più morbida che abbiamo in dotazione e lasceremo la lenza piuttosto in bando, in modo da non insospettire minimamente le prede durante la delicata fase dell’assaggio dell’esca. Sul filo che esce dal mulinello si monta direttamente un pasturatore reso scorrevole con l’ausilio di una pipetta o di un super boom da quattro centimetri, s’infila una perlina come salva nodo e si chiude con una piccola girella n° 22 da assicurare unicamente tramite nodo palomar. Di conseguenza al capo libero della girella si collega il finale, che può essere lungo fino a due metri, secondo la corrente presente. Con mare in scaduta la lunghezza va ridotta fino alla metà rispetto alla misura che di solito adottiamo quando il mare è in condizioni di calma. Quindi, dato che il calamento subisce le ondulazioni prodotte dal moto ondoso, la maggior parte delle volte un finale più lungo del dovuto si trasforma in un groviglio ed è ovvio che minore è il diametro e maggiore è il rischio d’intreccio. La scelta del diametro del finale dipende da una stima dell’indice di torbidità dell’acqua. Di solito le acque turbolente riducono vertiginosamente il passaggio della luce, quindi, in questo caso è inopportuno arrivare all’uso di diametri sotto lo 0,18. Nel caso in cui si presenti cielo sereno o l’alta pressione in genere, circostanza in cui la riduzione della luce è relativamente bassa, si deve scendere con il diametro del filo. In ogni caso, anche allargando al massimo il campo d’azione dei finali utilizzabili, consigliamo diametri mai inferiori allo 0,12 e mai superiori allo 0,20. In fine s’innesca l’amo appuntando sotto pelle da due a cinque bigattini, si lancia senza forzare e, una volta appoggiata la canna al treppiede, si tara bene la frizione del mulinello. Un buon accorgimento è quello di lanciare, o appoggiare semplicemente sotto riva, sempre nella stessa zona di mare in modo da creare una scia di pastura che sicuramente richiamerà i pesci di passaggio anche da notevole distanza. Affinché il pesce entri in pastura è opportuno lanciare spesso creando un’ampia zona di larve libere e rinnovando gli inneschi ad ogni lancio, senza tregua e senza guardare quello che fanno gli altri pescatori: in questa tecnica il segreto più importante è quello di crederci!

Possibili errori

L’errore più comune è quello di tappare con il nastro adesivo buona parte dei fori del pasturatore in modo da rallentare la fuoriuscita delle larve. Questo nella pesca invernale è sbagliato per due motivi: il primo è che con acque fredde utilizzando tale stratagemma di larve ne escono pochissime e perciò ci ritroveremo a pescare in sostanza senza pasturazione. Il secondo è che in questo modo il numero dei lanci è dimezzato o peggio e di conseguenza i pesci si disperdono, ottenendo esattamente l’opposto di quello che avremmo voluto! Soltanto d’estate con acque molto calde possiamo tappare qualche foro o magari utilizzare un pasturatore più piccolo. Un altro errore è quello di tenere le frizioni serrate: quante canne abbiamo visto volare in acqua! E quante abboccate perse! L’ultimo grosso possibile errore è quello di pensare che non possono abboccare pesci grossi. Con questa tecnica può assolutamente capitare di tutto, infatti, sono state prese anche specie di pesci non comuni e dei crostacei, oltre alle solite spigole, orate, sogliole e mormore che spesso arrivano di taglia assolutamente inaspettata.

Michele Nardi


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