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SPINNING INVERNALE: BENEDETTE ROGGE

Di Roberto Granata pubblicato il 25/11/24

Durante i periodi freddi che si possono alternare ad altri meno proibitivi ( soprattutto per i pesci) , le uscite
invernali possono diventare davvero difficili e ciò sembrerà strano, a dare le " peggiori" garanzie di cattura
sono proprio le specie " classiche" da spinning. Ovviamente noi cerchiamo di sfruttare al meglio le condizioni
meno proibitive viste pocanzi per darci alle specie che anche nella stagione fredda hanno periodi di attività;
luccio, persico e cavedano più sorprese varie ma, ironia della sorte, quando l' acqua ha ormai raggiunto il"
minimo storico" invernale, lo spinning alle specie suddette può subire delle dure battute d' arresto. Da
questo discorso esula un poco la lucioperca, soprattutto se di taglia, ma non è di questo che ci dobbiamo
occupare ora. Il preambolo serviva per focalizzare la nostra attenzione su di un modo di fare spinning
tutto invernale, tutto particolare e tendenzialmente mirato a specie tutt' altro che " classiche": la pesca
nelle piccole rogge

SEMBRA STRANO MA ...

Le prede più ricorrenti in questi ambienti sono quelle per le quali un tempo si gridava al miracolo: carpe, carassi, barbi e gardon diventano, specie nei periodi con acqua davvero fredda, i pesci più facili( rispetto al resto) con i quali divertirci. Questo per due motivi:1) La temperatura dell' acqua ed i livelli bassi portano questi ciprinidi ad imbrancarsi nelle buche più profonde, oppure sotto ai ponti ed in zone simili, formando a volte delle vere e proprie " palle" di pesci ammassati l'un l'altro.2) Le possibilità di farli attaccare si amplificano anche per il fatto che i nostri " predatori" più classici latitano un po', quando non totalmente, a prendersela con i nostri artificiali.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere, da parte nostra, un modo di fare spinning tutto particolare, che inizialmente si può rivelare e spesso si rivela ostico a chi è abituato a ben altri tipi di recupero.

QUESTO È IL DILEMMA

Occorre spezzare una lancia a favore dei " moderni" artificiali, nonché dei criteri e dei materiali con cui vengono costruiti. È vero che cinquanta o più anni fa esistevano esche in materiale plastico o gommoso, ma questi materiali non erano neppure lontanamente paragonabili a quelli moderni ed inoltre( o di conseguenza)la loro costruzione veniva quindi improntata verso la ricerca dell' imitazione esatta, fattore che può servire ma solo in determinati frangenti ( uno su tutti quando il pesce ha il tempo e l' istinto per esaminarla). E qui arriviamo al nocciolo della questione perché, ammesso il punto precedente, una volta esaminata l'esca il pesce deve " mangiarla", e se facendolo trova qualcosa di strano è molto facile che la rifiuti subito. Tranquilli, sembra che io stia parlando di pesca col bigattino, ma non è così, anche se il divario tra esca naturale ed artificiale è molto labile. Ovviamente nello spinning dove l'artificiale ha un movimento e fa della strada (la maggioranza delle situazioni) il discorso decade, perché il pesce non attacca quasi mai dopo aver esaminato l'artificiale (non avendone quasi mai il tempo). Ma nei movimenti sul posto di un artificiale, sia galleggiante (ad esempio un minnow vibrato in superficie) che affondante (ad esempio un piccolo grub tenendo la lenza in tiro e muovendolo delicatamente in modo che la piombatura lo tenga praticamente sul posto) il pesce ha, eccome, il tempo di esaminare l'esca E non abbiamo ancora detto tutto, perché in questa pesca particolare si può avere molto successo addirittura con il grub fermo sul fondo senza alcun movimento impresso da parte nostra.

I RECUPERI CHIAVE

1) Il più usato, specie da chi pratica lo street fishing, consiste in piccoli strappetti alternati a brevi pause e fin qui, se il pesce " risponde", niente di particolare. Altrimenti:
2) Dopo il lancio mettere in leggera tensione la lenza, ma senza recuperare Aspettare per un tempo variabile ( indicativamente 20-30 secondi od anche più) fino ad avvertire le tocche del pesce, facendo il meno resistenza possibile con la canna Non ferrare mai subito ( si perdono tante" mangiate") ma aspettare la tocca più decisa che tenderá a portare via l' esca. Dopo questa " tirata" possiamo ferrare .Se le tocche ad un certo punto cessano, recuperare lentamente l' artificiale per circa una spanna e ripetere il tutto.
3) Se anche tutto ciò non funziona, lanciamo il più preciso possibile dove sappiamo o presumiamo ci siano i pesci ( ad esempio sotto i ponti negli anfratti della riva) e, sempre dopo aver messo la lenza appena in tensione, aspettiamo come ....se stessimo pescando a fondo A volte occorrono svariati minuti perché il pesce si decida ed a supporto di ciò, vorrei raccontarvi di ciò che mi capitò circa quindici anni fa, quando ancora avevo il vizio del fumo. Ebbene, in una fredda giornata invernale, immerso con gli stivali lunghi fin oltre le ginocchia, stavo pensando seriamente di tornarmene a casa. Mi dissi: Fumetò una sigaretta e poi me ne andrò. Lasciai il piccolo grub in acqua, fermo sotto il ponte di una piccola roggia e con la canna sottobraccio, tentai di estrarre dalla tasca il pacchetto di sigarette, ma l' operazione con le mani gelide e successivamente con l' accendino che non voleva fare il proprio dovere, richiese molto più tempo del previsto. Avrete già capito che, con mia somma sorpresa, quando rimisi in tensione la lenza per recuperare, una grossa carpa aveva inghiottito il mio grub. Ed avrete anche capito che, da cosa nasce cosa, dopo quest' esperienza ne seguirono altre( anche quando smisi di fumare). Ovviamente, come ogni cosa, questi giochetti vanno fatti nei periodi e/ o nei momenti giusti, ma ci fanno scoprire comportamenti dei pesci che neanche immaginavamo e, delizia delle delizie per chi crede che queste cose contino, usando esche artificiali.


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