Di di Roberto Granata pubblicato il 26/09/23
In una pesca che, a mio avviso come nessun' altra ci permette di avvicinarci al mondo dei pesci, appare inevitabile che ogni tanto qualche luogo comune venga sfatato. E, se questo viene dimostrato coi fatti, è davvero il caso di brindare con gioia. La "nuova" scoperta può portare a volte a risultati eclatanti ed altre volte soltanto ad un piccolo passo, ma poco importa, perché comunque tutto concorre ad un miglioramento, peraltro a volte davvero inaspettato. L' importante (scherziamo un po') è che i luoghi comuni non siano i luoghi di pesca da dividere in comune con chi ha deciso di romperci le uova nel paniere (ricordiamoci che lui sta pensando la stessa cosa). Io ho l'immensa gioia di pescare con mio figlio Marco, che ha diciassette anni e, nonostante mi sembra che il team funzioni, a volte la sana competizione è inevitabile. Follia? No, volgia smisurata di pescare. Ma torniamo a noi con un elenco di "luoghi comuni", alcuni già compresi da tempo come fasulli (ma dallo zoccolo duro) ed altri che, più o meno spesso, sono ancora ritenuti dogmi piscatori.
IL PESCE DEL FREDDO
Il luccio ha avuto, e talvolta ha ancora per chi non lo conosce bene, la nomea di "pesce del freddo". Ammettiamo ora che una persona che non ha mai pescato in vita sua decida di provarci, compri un bel rotantone e vada a lanciarlo nell’acqua gelida e ferma di un posto poco profondo, con alta pressione costante e temperature (entrambe) ai valori minimi della stagione. Questo tizio dopo poche uscite probabilmente cambierebbe hobby o, se tutto va bene, affermerebbe con sicurezza che in quel posto non ci sono lucci. Ora immaginate il contrario: temperature torride (entrambe) nello stesso posto e lucci che (è provato e stra-provato) dal gran caldo "perdono la testa" e si cimentano in attacchi quanto mai feroci. Il tizio in questione diventerebbe sicuramente un novello pescatore a spinning. Ovviamente tra questi due opposti vi sono moltissime situazioni "intermedie", alcune proficue ed altre no, ma tra le due situazioni, descritte volutamente, l'ago della bilancia pende enormemente a favore della seconda.
DIMENSIONI DELL' ARTIFICIALE
Un tempo si pescavano lucci con rotanti dalla paletta di un centimetro oppure con minnows da cinque. Le catture, specialmente quelle di taglia, erano spesso precluse. Oggi si pescano lucci con esche molto più grandi e si è scoperto (alcuni lo sapevano già da tempo) che non solo si interessano di più i grossi esemplari, ma che non é affatto precluso l'attacco di pesci "piccoli" a volte addirittura delle stesse dimensioni dell'esca. Il perché è piuttosto semplice, ma per capirlo non bisogna più pensare che nello spinning il pesce "mangi", bensì che attacchi. Se noi vogliamo liberarci da un intruso non lo mangiamo...bensì usiamo le mani ed i piedi per scacciarlo. Il pesce ha (quasi) soltanto la bocca per farlo. Alias, è ora e tempo di toglierci di dosso i residui del pesante fardello mentale per cui il pesce "mangia" a prescindere, qualsiasi cosa faccia con la bocca.
IL RECUPERO REGOLARE
Purtroppo ancora oggi il recupero di un artificiale viene, a mio modesto parere, troppo poco curato. Un artificiale, qualunque esso sia, può venire recuperato in diversi modi con ovvi vantaggi, dei quali abbiamo già parlato e riparleremo. Quello che vorrei evidenziare ora è che, macinando col mulinello e tenendo la canna pressoché ferma otteniamo un nuoto uniforme e regolare che può avere un perché (anche se personalmente trovo che il gioco non valga la candela) in pochissime situazioni. Vediamone una che riguarda ancora una volta il luccio: È verissimo che l'esocide sbaglia molti attacchi agli artificiali e che quindi, attuando un recupero regolare, gli "permettiamo" di sbagliarne di meno. Il problema è che se il recupero regolare interessa, poniamo, tre lucci dei quali due vengono a riva, quello "irregolare" ne interessa il triplo, anche se in proporzione viene a riva qualcosa in meno. Ma i numeri sono a favore del secondo, e tra l'altro stiamo parlando di una sola specie, mentre lo spinning è molto di più.
TROTE A RISALIRE
Luogo comune assai datato, potrebbe esser nato dalle influenze della pesca a mosca secca, dove però il risalire è sovente imperativo. Fatto sta che la mosca discende la corrente, mentre l'artificiale da spinning deve lavorare, e lo fa enormemente meglio se invece lo usiamo controcorrente, perché resta in pesca per un tempo infinitamente superiore, ci permette di fargli compiere movimenti altrimenti impossibili e molto altro. Controindicazioni? Gli spot dove siamo veramente esposti alla vista delle trote, ma si tratta di situazioni specifiche ed alle quali, comunque, spesso si può ovviare. Insomma, credo che anche qui il gioco non valga la candela.
Ed in un mondo che propone (come mai?) stereotipi sempre più marcati, non caschiamoci. Almeno nella pesca.
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