Di Mauro Pitorri pubblicato il 28/05/10
Quante volte... abbiamo programmato la tanto sospirata sessione di pesca, cercando di incastrare il periodo disponibile nel grande "puzzle" della nostra vita, dove il nostro tempo è scandito e dettato "giustamente" da impegni di lavoro, familiari, ecc. ecc..
Nel cercare di far combaciare tutti i "pezzi" con tanta passione e tenacia, il solo ed unico pensiero è quello di arrivare al fatidico giorno, ritagliando spazi e tempi per coltivare quanto di più amiamo, la pesca alla carpa.
Il primo pensiero, è comandato dalla preparazione "maniacale" dell'attrezzatura, ma soprattutto dall'immancabile boilie "miracolosa", nella quale con molta probabilità in troppi riservano e ripongono la riuscita di una sessione di pesca (comunque credo siano molto pochi i carpisti che non custodiscano questa radicata convinzione).
Il nostro tempo, le nostre miracolose palline e la passione spesso mal fanno i conti con l'ultimo "pezzo" per completare il grande puzzle, che particolareggia l'opera finale di una sessione di pesca "il tempo delle carpe".
Si ! il tempo delle carpe, un concetto di tempo che per un pesce come la carpa (come tante altre specie di pesci), ha una funzione legata ad un istinto primordiale, che identifica il "tempo" legato a fattori che scandiscono e determinano l'attività comportamentale sul cibo; il sole, il vento, i giochi di luci e ombre creati naturalmente dalle nuvole, la percentuale d'ossigeno presente in acqua, la temperatura sia dell'acqua che dell'aria e la pressione atmosferica, sono tutti fattori "primari" che, legati al ciclo delle stagioni influenzano la vita della carpa.
L'influenza meteo é un fattore spesso determinante, che può agire direttamente sulle carpe a tal punto da far passare le stesse da una totale passività ad una frenesia alimentare.
Ricordo, in una calda estate ero a pescare con Pino, in un bellissimo spot sul lago del Turano dove in altre sessioni le catture non si erano mai fatte desiderare, il tempo era bello e soleggiato di giorno e la notte molto caldo, la pressione barometrica era alta da molti giorni e stabile.
Il tempo, il nostro "tempo" per quella sessione era quello, e non stava per nulla in linea con quello delle carpe, infatti di giorno curavamo la nostra abbronzatura e di notte dopo una ricca cena si dormiva come "sassi".
Quella condizione era divenuta così frustrante, tanto da farci prendere la decisione di ridurre la durata della nostra sessione di qualche giorno, se non sarebbe successo nulla nella notte successiva, dopo aver riposizionato le varie lenze nel tardo pomeriggio, iniziò quella che era ormai per noi la nostra ultima notte.
Improvvisamente si levò una leggera brezza e alle nostre spalle il cielo in lontananza iniziava a coprirsi di una spessa coltre di nuvole scure e minacciose, la brezza iniziale diventò un vento sempre più forte che trasportava quelle nuvole tanto velocemente da far oscurare gradualmente il limpido cielo stellato.
Quel cambiamento meteorologico, riaccese in noi una euforica attesa, convinti che da lì a breve qualche bella carpa sarebbe caduta nei nostri inganni.
Improvvisamente, nella notte fonda il nostro sonno venne meno, scosso dal rumore di tuoni assordanti preceduti da lampi di luce così intensi da illuminare quasi a giorno quella cupa notte, l'euforia iniziale lasciò il sopravvento alla preoccupazione; eravamo con il campo in una lunga spiaggia di breccia dove la tenda, i rod pod e la barca canadian in alluminio erano le uniche cose che si ergevano verso l'alto.
L'aria era divenuta così carica di elettricità per l'arrivo del forte temporale da farci prendere coscienza di essere divenuti dei potenziali parafulmini; dopo poche ed essenziali parole saltammo in barca abbandonando il campo.
A "tutta birra" raggiungemmo in un attimo la sponda opposta dove avevamo lasciato la macchina; facemmo appena in tempo a tirare la barca sulla riva per metterla in secco e raggiungere la macchina trovando riparo nella stessa, quando iniziò un fortissimo temporale con fulmini, dal tuono così forte da farci oscillare.
Dopo più di due ore di vera tempesta, terminati i fulmini e con la pioggia che ancora leggermente cadeva, decidemmo di ritornare al campo; più lo stesso si avvicinava alla nostra vista e più ci rendevamo conto di sentire i segnalatori che emettevano un suono incredibile a tal punto di farci pensare ad un guasto degli stessi a seguito della forte pioggia.
Invece erano tutt'altro che impazziti per la pioggia, ci segnalavano quello che da troppo tempo stavamo aspettando "la partenza".
Ebbene si ! segnalatori (al plurale), su sei canne in pesca ben quattro erano con la carpa attaccata, con felicità e non poca difficoltà riuscimmo a salpare tre belle carpe, mentre la quarta aveva tranciato il terminale con molta probabilità su una roccia.
Quella perturbazione permase per altre ventiquattro ore, regalandoci ancora catture e tanto divertimento; quel cambio di pressione atmosferica in quel contesto portò non solo l'abbassamento della stessa, ma anche nuova ossigenazione dell'acqua, rimescolata grazie alle onde provocate dal forte vento che smosse la superficie del lago totalmente piatto e in balia del sol leone da molti giorni.
In questa occasione, anche se in parte il tempo dell'uomo è andato a concordare e incontrarsi con quello delle carpe superando così ogni boilies miracolosa e strategia di pesca studiata in modo effimero su un tavolo, ha rafforzando in me la teoria del "posto giusto al momento giusto".
Purtroppo per noi però questi due fattori "posto giusto" e "momento giusto", non sempre riescono ad essere strettamente collegati, ritengo comunque più importante il primo dei due fattori, perché in un posto assolutamente improduttivo o comunque dove le carpe non girano o stazionano, possiamo avere qualsiasi "momento giusto", le catture non arriveranno mai.
Qualche anno fa, in tarda primavera in un grande lago del centro Italia, avevo impiegato molto tempo nella ricerca di uno spot produttivo "posto giusto", dopo aver studiato attentamente la conformazione di una grande ansa e l'influenza dei venti sulla stessa, decisi di intraprendere una pasturazione preventiva in due particolari punti, rafforzato in tutte le mie teorie iniziali dalla vista di alcune carpe nella zona.
Passata una settimana, nella quale avevo pasturato per tre volte a giorni alterni, decisi che era arrivato il momento di posizionare le mie "trappole", in base al mio "tempo".
Feci in quel posto varie sessioni distinte nel tempo, nelle quali nonostante avessi catturato sempre qualche pesce, sentivo dentro di me che quel posto aveva delle potenzialità molto maggiori di quelle espresse fino a quel momento.
Quell'anno in quel periodo, ricordo che il tempo era dettato da ricorrenti mutamenti, con dei continui cambiamenti di pressione atmosferica facendo intervallare nell'arco della giornata grandi nuvole alte e sottili ad ampi spazi di cielo sereno.
Preso da impegni, fui costretto a far saltare una sessione che avevo programmato con il mio "tempo"; era inizio settimana, sapevo che non sarei riuscito a pescare, comunque trovavo il modo di tenere pasturato quel posto sempre per tre volte la settimana.
Il tempo iniziò a cambiare radicalmente, le nuvole che prima andavano e venivano, avevano invece creato un cielo nuvoloso stabile, la temperatura era diventata molto mite e nel primo pomeriggio sempre alla stessa ora veniva giù un bella pioggia che durava alcune ore.
Passati due giorni, scanditi sempre dalle stesse condizioni atmosferiche presi una buona scorta di boilies e andai a pasturare, pensai, che dovevo fare presto perché non potevo fare tardi al lavoro.
Arrivato sul lago, dovetti rimanere una mezzora in macchina in attesa che passasse quella solita pioggia pomeridiana; era la prima volta che tornavo sul lago dopo il cambiamento meteo, in seguito alla pioggia sulla superficie del lago si era sviluppata una bassa foschia, che contribuiva a dare un fascino quasi irreale al mio spot di pesca, mi avvicinai alla prima ansa, guardai l'acqua e il mio cuore quasi cessò di battere, decine di carpe di tutte le taglie erano in una frenetica ricerca di cibo; fantastico!
Mi accucciai, per cercare di ridurre al massimo la mia sagoma, non volevo che quello spettacolo fosse rovinato da qualche mio incauto gesto, iniziai a lanciare in acqua una boilie per volta in direzione delle carpe che vedevo mangiare in acqua bassa, come per incanto quella pallina dal colore rosso, a volte non riusciva neppure ad arrivare sul fondo, tanta era la frenesia con la quale veniva ghermita dalle carpe.
Non so se riuscirò più nella mia vita a vedere un simile "show" di carpe selvagge, ancora oggi i miei occhi sono pieni di quei fantastici momenti e il mio cuore non potrà mai dimenticare, ma la mia mente e il pescatore che è in me hanno subito una lezione incredibile; "il mio tempo non era il tempo delle carpe".
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