Tecniche

Strategie e Tecniche per Pescare Totani, Seppie e Calamari

Di Nicola Menassi pubblicato il 31/05/18

Molti appassionati di pesca spesso fanno l’errore di sottovalutare l’intelligenza dei cefalopodi. Data la presunta “stupidità” di queste specie, tanti pensano che pescare calamari, seppie e totani non richieda alcun accorgimento tecnico. Le cose in realtà non stanno proprio così.

 I calamari ed i totani amano vivere vicino al fondo marino, quindi in profondità e soprattutto in fondali fangosi. Tanti sanno come il calamaro si trovi anche tra le distese di posidonie ed i fondali corallini – almeno nelle zone dove un fondale corallino vivo esiste ancora. Le seppie hanno capacità mimetiche molto sofisticate, e spesso non è possibile distinguerle dagli scogli, o dai fondali sabbiosi dove amano adagiarsi.

 Totani, calamari e seppie vanno pescate nelle zone giuste, e nei periodi giusti. Considera che i totani ed i calamari sono pesci notturni. Il loro periodo di attività più intenso si verifica a partire dal tramonto, fino a circa un’ora prima dell’alba. I totani preferiscono acque piuttosto fredde, quindi si avvicinano a riva di inverno. Giunta la primavera, non è più possibile trovarne. La pesca delle seppie è molto più facile, ed avviene sotto costa, a distanze mai superiori ai 20-25 metri.

 Detto ciò, prima di imbarcarsi nella pesca di totani, calamari e seppie è necessario conoscere bene le caratteristiche del tratto di mare dove si vuole uscire. Parlo soprattutto del fondale, ma non solo. Se si esce per pescare calamari in un tratto di mare dal fondale roccioso, magari nel pieno dell’estate e di giorno, rientrare a mani vuote è molto facile. Lo stesso discorso vale se si vuole uscire per pescare le seppie, e ci si sposta troppo al largo. I passi da fare per ottenere catture sicure ed abbondanti quindi sono:

  •  conoscere bene la composizione del fondale
  • scegliere l’esca e la lenza giusta
  • usare le luci giuste

 La Composizione del Fondale

 Avere familiarità con un determinato tratto di mare non è cosa da tutti. Chi batte sempre lo stesso tratto perché pratica la pesca per passione o professione, conosce il fondale e le correnti a menadito.

Chi invece non conosce bene il fondale potrebbe trovarsi in difficoltà – anche se da un po’ di anni a questa parte grazie all’ecoscandaglio è possibile rilevare la composizione del fondale in un paio di minuti, e quindi il discorso “conoscenza del mare” sta cambiando (approfondimento: guida al funzionamento di un ecoscandaglio) .

 La tecnologia può venire in aiuto fornendo informazioni sul fondo, sul posizionamento dei totani e dei calamari, ma la tecnologia non è tutto. Affinché i calamari, i totani e le seppie abbocchino serve usare l’esca e la lenza giusta, e conoscere bene le abitudini e le “preferenze” di questi pesci. 

 L’Esca Giusta

 Una buona soluzione per chi preferisce usare le esche naturali per catturare totani e calamari è quella di comporre la classica totanara, usando pesciolini di un centinaio di grammi. I sugarelli vanno benissimo. Un’altra soluzione è quella di legare intorno alla lenza un solo pesce - una sardina, ma anche un sugarello o una boga. In questo caso si sceglie un pesce un po’ più grande, di circa 200 grammi di peso. Basta lanciare la lenza, e lasciare che sprofondi sotto il pesco dell’esca. La fluttuazione della lenza in acqua crea un effetto molto simile a quello della traina, che è in assoluto la tecnica più sicura.

 Chiaramente non si tratta di una vera e propria traina, poiché usiamo una sola lenza anziché due o tre. E con una sola esca, anziché più esche artificiali disposte lungo la lenza. Però è quanto di più si avvicina alla traina. Vi è chi insieme alla totanara usa una cotenna di maiale, o spalma olio di sardine o strutto (per intenderci quello che si usa in cucina) sulla totanara. Questi due tipi di esca sono perfetti sia per la pesca a picchetto, che per la pesca da riva.

 Per le seppie la soluzione più pratica è usare un gambero, naturale o artificiale che sia. Se si opta per il gambero artificiale, dovrebbe avere due corone di ami senza ardiglione. Anche in questo caso, vale la pena ungere l’esca con olio di sardine. La tecnica per pescare le seppie prevede di calare bene l’esca, o poi di muoverla su e giù, alzandola e lasciandola ricadere. Questo perché le seppie hanno bisogno di vedere l’esca per abboccare. Quindi:

 

  • l’esca deve avere un colore vivace, meglio se sui toni del rosso o dell’arancione
  • per pescare le seppie è necessario uscire in condizioni di mare calmo ed acque limpide. Se le acque sono mosse, e quindi torbide, le seppie non riusciranno a vedere l’esca

 La Lenza Giusta

 Per quanto riguarda la lenza, il consiglio è quello di utilizzare una cinquantina di metri di monofilo 0,30 per i totani ed i calamari, ma anche per le seppie. Tutte e tre le specie “guardano” alla lenza, ed abboccano più facilmente se l’esca è fissata ad una lenza di diametro 0,25 – 0,30.  La lenza può essere usata a mano, ma si tratta di una soluzione che personalmente suggerisco a chi ha una manualità eccezionale. Il difficile di solito viene durante il recupero dei cefalopodi, quindi usare una canna bella forte dotata di mulinello è il modo migliore di evitare che la lenza si ingarbugli.

 Parlando di lenze, accorgimenti particolari sono necessari per la pesca in mare. Se peschi in mare, e vuoi fare una traina, dovresti usare due o tre lenze, misurate in base alla barca. Poi considera che l’esca deve avere un aspetto naturale. Ciò significa che la lenza non deve irrigidirsi troppo. Quindi se vuoi fare la traina è buona norma innescare solo un paio di esche dotate di paletta, ed alternandole con gamberoni finti, in modo da evitare che le esche creino attrito, e che la lenza si tenda troppo.

 Più sopra ti dicevo come i calamari non siano affatto stupidi. Durante una battuta di pesca, è frequente che il calamaro – avvicinatosi all’esca – ne sia spaventato e quindi non abbocchi. La soluzione? Prova ad alternare tipi di esche artificiali diverse: gamberoni, ma anche minnow e tataki. Alterna i colori delle esche, e lancia una lenza sufficientemente lunga da consentire all’esca di disporsi ad un’angolazione “naturale”, che riesce a simulare il movimento dei gamberi in acqua.

 La Luce Giusta

 Il discorso della luce giusta è valido per calamari e totani. Può sembrare un’ovvietà, ma dico ciò  a beneficio di chi si sta affacciando alla pesca solo adesso.

 Calamari e totani sono specie notturne, quindi sono molto attratti da fonti di luce. Qui è necessario fare un’altra digressione nella “tecnologia”. Tradizionalmente per pescare queste ed altre specie si usavano le lampare. Oggi in commercio si trovano luci al neon o anche a intermittenza di vari colori. In realtà sembra che queste luci, soprattutto se bianche, o gialle, non migliorino di molto i risultati della pesca. Il tipo di luce migliore da usare è una luce dal colore simile a quello dell’ambiente marino, quindi blu oppure verde. Si tratta di una luce che “imita” i riflessi prodotti dalla luce su tutte le specie ittiche di cui totani e calamari vanno a caccia.

 Evita di usare luci che creano campi elettromagnetici: i cefalopodi sono molto sensibili ai campi magnetici, e non appena ne avvertono uno si allontanano velocissimamente. La sensibilità ai campi elettromagnetici entra in gioco anche per chi, oltre alle luci, pesca usando un ecoscandaglio. Gli ecoscandagli dotati di un dispositivo Bluetooth che viene immerso in acqua, per intenderci i modelli più piccoli e privi di monitor, respingono sia i calamari che i totani. I comuni cercapesci e gli ecoscandagli più convenzionali, per intenderci quelli che inviano solo impulsi sonar, non hanno alcun effetto sui movimenti dei calamari, dei totani, ed anche delle seppie.


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