Di di Roberto Ripamonti pubblicato il 16/06/20
Primavera è sinonimo di rinascita e di un approccio al surf diverso ed anche di parecchio, da quello che abbiamo di solito nella stagione più fredda.
Con il crescere del termometro e l’allungarsi delle giornate anche il nostro rapporto con la spiaggia diventa più gradevole e possiamo vivere giornate all’insegna sia del vero surf con tanto d’onda e risacca che, della ottima pesca a fondo dove impiegare le nostre canne più sottili.
Tra le cose piacevoli, oltre ad una temperatura assai più gradevole, c’è la voglia di pescare più leggeri senza contaminare troppo la nostra tecnica ma, semplicemente, adeguandola allo stato del mare.
Chiaramente è la scaduta a guidare le nostre uscite o meglio, le situazioni in cui ad inizio o fine mareggiata, provocano un modo ondoso.
Inutile dire che la fine della mareggiata ovvero la scaduta è ciò che cerchiamo e sognamo.
Questa è la situazione principe del surf casting ovvero, quando il mare rallenta gradualmente dopo una mareggiata e il ritmo delle onde scende. Anche a livello acustico possiamo “sentire” il frangere delle onde sulla battigia quasi fosse un respiro sempre più rilassato. Questo è il momento magico perché tutte le specie di pesce si riavvicinano per cercare cibo sul fondo dopo che la forza del mare li ha tenuti lontano. Cosa accade infatti durante la mareggiata?
Il discorso va sempre impostato sul concetto di “sicurezza”. In generale nella mareggiata, la presenza di schiuma , di turbolenza e di frangenti causa una situazione assai favorevole ai predatori a scapito dei grufolatori. La turbolenza non è inoltre gradita da mormore ed orate, tollerata dalle ombrine e molto gradita dai saraghi che in queste condizioni sono la preda principe. Ovviamente le spigole sono le padrone di casa perché la schiuma bianca le nasconde e permette loro gli attacchi migliori.Con la scaduta, tutto si riapre.
Come affrontarle la scaduta
Ragionando sui concetti di turbolenza e sicurezza come e dove possiamo pescare in queste situazioni? Guardiamo come si disegna la spiaggia, dove l’onda si rovescia e immaginiamo di avere tre aree ben distinte;
- oltre la frangenza; ovvero dove il mare si rilassa e l’onda scava sollevando detriti e quindi cibo. Qui la distanza varia tra i 40 e i 120 metri (oltre il lancio diventa materia da esperti) e possiamo incontrare le mormore e le orate se troviamo un fondale morbido e poca corrente
- dopo della frangenza per almeno 30-40 metri fino a circa 30 metri da riva; qui troviamo situazioni molto favorevoli se individuiamo canaloni entro i quali mormore, orate e saraghi possono entrare. Anche le ombrine non disdegnano questi settori
- Nel sotto riva; qui si forma la schiuma con un lungo respiro del mare. Zona da spigole, ombrine e dove possiamo avere sorprese incredibili.
da un punto di vista tecnico queste tre aree ben distinte richiedono tre differenti presentazioni dell’esca e perché no? Tre differenti esche.
Le esche perfette.
Se parliamo di surf dimentichiamo subito l’arenicola perché è anellide da mare calmo o poco mosso; in scaduta si torna all’antico se vogliamo catturare prede decorose.
Largo allora al cannolicchio che è l’esca migliore e più gradita da tutti i pesci presenti; dopo una mareggiata vengono estratti spesso dalla forza del mare per cui vengono ricercati ed individuati facilmente. Il cannolicchio è un’esca facile da acquistare nelle pescherie e può essere usato sia vivo che surgelato a patto che prima di metterlo nel freezer sia stato messo in acqua bollente per un paio di minuti per indurirne la struttura. Si tratta quindi di un’esca che non dovrebbe mai mancare in questa stagione non appena le onde sono presenti. Seconda alternativa è il Bibi per ragioni direi analoghe alle precedenti. Il bibi vive negli strati di fango del fondale e le mareggiate li estraggono. Magnifica esca quando viva anche in dimensioni importanti, eccellente quando a strisce ed altrettanto valida se messa sotto sale per le lunghe conservazioni. Viene presa da tutte le specie incluse le spigole. Come terza scelta personale, direi senza esitazione che le strisce di seppia sono una dote che non può assolutamente mancare-. L’esca bianca in presenza di moto ondoso, vorticità e turbolenza è semplicemente eccellente e spigole e saraghi (ma anche gronchi e rombi) non fanno fatica ad accettare un’esca innescata esattamente come se fosse un cannolicchio e quindi, con un ago e qualche giro di filo elastico
I finali da scaduta.
Da un punto di vista tecnico, poiché parliamo di tre situazioni differenti dobbiamo provare a lanciare tre finali di diversa lunghezza per poter meglio presentare l’esca.
Dovendo lanciare lontano oltre la frangenza dobbiamo quindi pensare ad un classico “Short rovesciato”. Poiché si tratta di aree con ancora un moto ondoso discreto non potremo permetterci il lusso di rimanere bassi con i finali anche usando il fluorocarbon per cui direi che uno 020-024mm è il minimo per avere una buona tenuta e quella sufficiente morbidezza da essere credibile. Un amo del 6 completa la nostra presentazione su un bracciolo di 60 max 80 cm.
Una nota importante; se il moto ondoso è maggiore allora sarà l’aggrovigliamento eventuale dei nostri travi a suggerirci due alternative (anche contemporanee); accorciare i finali e aumentare i diametri. Se con uno 022 lungo 1 metro recuperiamo un ammasso indecoroso diventa allora utile passare su uno 024 ed accorciare il bracciolo a circa 60 centimetri. Chiaramente, in situazioni di mare forte si sale anche al bracciolo 035 mm lungo 40 cm ma, qui la pesca diventa difficile e al limite del fattibile!
Se decidiamo di pescare nella zona intermedia in cui i canaloni la fanno da padrone , possiamo allungare il finale andando anche al metro di lunghezza sempre usando uno short rovesciato.
Nel sotto-riva invece possiamo scegliere verso il “long arm” e quindi un finale di circa 1 metro e venti centimetri ben disteso lungo la corrente. In questa situazione si deve ricorrere ad u piccolo trucco cercando di lanciare verso il flusso dell’acqua affinché il finale si distenda perfettamente.
Qui si deve decidere se usare il pezzo di seppia oppure un bel cannolicchio, basta che sia un’esca bianca lunga e che si muova bene nell’acqua!
I piombi da avere con noi
Il surfcaster in genere, e carica la sua borsa come se stesse per partire per una sessione di una settimana. I piombi rappresentano il problema più “pesante” a meno che non si faccia una decisa cernita di ciò che ci serve veramente. Con mare Forza 4 pescando all’interno di canaloni bastano 125 grammi mentre se si pesca oltre la frangenza è necessario avere i 150 gr minimo. Nella fascia intermedia, durante una scaduta bastano 100-125 grammi mentre nel sotto riva e quindi nella spianate di acqua, 120 grammi sono più che sufficienti. Per questa ragione avere con se 6 piombi da 125, un paio di coni o piramidi da 150 e 4 piombi da 150 grammi ci aiutano a coprire tutte le situazioni sopratutto se nel mulinello
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