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Daiwa Tournament Megatop AGS feeder

Di Massimo Zelli pubblicato il 29/04/15

Era da tempo che volevo provare in pesca questa particolare canna che riassume in se grossa parte dei contenuti tecnici espressi dalll’azienda anglo-nipponica in termini di materiali all’avanguardia. Si tratta di una canna da feeder con un occhio particolare a quella che è la pesca agonistica in Italia. Le lunghezze della serie, i casting, le azioni e le curvature espresse non fanno altro che confermare questo pensiero. La pesca a feeder in gara in Italia è partita con “quel che offriva il mercato allora” per arrivare a mutuare il 90% di quello che si trovava nei negozi inglesi, sia come importazione parallela che convincendo i distributori che non vi era alcuna altra strada. Come in ogni fenomeno di natura nazionale i tempi maturano e le teste anche e, come in altre tecniche, Daiwa precorre i tempi con dei disegni assolutamente customizzati sul nostro mercato e più nello specifico sulle nostre esigenze.

L’attuale serie Tournament Megatop AGS feeder è composta da 4 modelli, uno in più della vecchia serie Megatop ma non finiscono qui le differenze. Le versioni “Stillwater”, adatta a feeder leggeri e terminali sottili, e “Canal”, dimensionata su maggiori distanze e acque lievemente correnti, sono lunghe 13 piedi e sono in 3 pezzi più due quiver. La versione “long distance” ha la stessa configurazione, è più secca nell’azione e potente nella sezione centrale ed  è lung a 13 piedi e 5 pollici. Vi una quarta ed inedita canna: una versione “speed”. E’ in 2 pezzi, lunga 12 piedi dedicata alla pesca in laghetto in velocità  e a corta distanza. Possiede la stessa azione della stillwater ma con maggiore agilità definita dalla minore lunghezza. Praticamente 4 canne in grado di coprire ogni situazione di gara di Italica natura. Ho molto apprezzato la lunghezza delle canne: nelle acque dei nostri campi gara, spesso lievemente correnti, è molto più facile pescare con strumenti che favoriscano il lancio e la tenuta in pesca piuttosto che con delle belle e classiche canne paraboliche da 12 piedi o più corte, praticamente inutili ai nostri scopi. Le poche righe a disposizione per una recensione solitamente esulano da certi ragionamenti ma un minimo di storiografia, per spiegare certe scelte attuali, è sempre bene fornirla. Le canne da feeder concepite espressamente per il mercato britannico possono andar bene in Italia soltanto quando si tratta di pesca nelle fisherie, fenomeno grazie a dio meno diffuso da noi grazie ad una buona presenza di canali e fiumi ancora produttivi.  Le azioni di queste canne sono sempre piuttosto “fish-playing” quindi con pieghe che vanno in profondità nel blank ed un’azione generalmente “anti-lock”  ossia orientata ad avere risposta elastica sempre e comunque anche sotto sollecitazioni estreme. Non tutto quello che discende dai maestri inglesi è oro colato, specie se va rapportato alle esigenze non di gusto, ma di funzionalità del pescatore italiano. I campi gara nei quali le competizioni avvengono sono mediamente tra i 30 metri  e i 70 di Ostellato quindi, la capacità di lancio è un requisito al quale una canna da feeder non deve sfuggire per potersi fregiare del marchio di idoneità al nostro tipo di pesca. Per il mercato italiano quindi occorrono globalmente canne più lunghe e mediamente più rigide. Le canne che andiamo ad interessare con il nostro test mantengono tutte, più o meno, l’aderenza a quella che è un impostazione alla capacità di combattere il pesce limitando rotture del finale e slamate. Fanno convivere questa caratteristica con fusti molto rapidi ed elastici che meglio si adattano ai nostri spot di pesca.

Ho scelto il modello Canal per il test poichè è la canna che come equilibrio si pone a metà strada tra la forza schietta e senza mezzi termini della versione long distance e l’azione a tutto tondo della still water. E’ quella canna che, a mio parere, incontrerà un certo numero di estimatori anche tra i pescatori amatoriali che ne faranno un ottima alleata nella pesca in fiume con feeder di media pesantezza. E’ data per 40 grammi ma la rapidità del fusto farebbe supporre qualcosa in più. L’utilizzo con cage da 40 grammi di buona dimensione non ha posto il benchè minimo problema fornendo distanze di tiro superiori ai 60 metri ossia, quanto basta per definire che la canna tiene alla grande sollecitazioni di lancio anche molto forti. Ricordo che un cage da 40 grammi con altrettanti di pastura sfiora e supera gli 80...  La struttura è molto solida e sottile con un livello di stratificazione ben percepibile. Premendo nei punti non rinforzati non c’è la benchè minima deformazione, la sensazione è di compatezza e solidità. L’uso di carbonio a basso contenuto di resina con fibre ad alto volume ha reso possibile il disegno di questa canna, di fatto molto sottile, all’atto pratico estremamente robusta. Il modulo con cui è assemblato il composito genera una buona velocità di risposta generale mentre il profilo poco conico, ad eccezione del manico, che definisce le quote della canna, provvede un’azione piuttosto rotonda e continua. Si tratta di uno strumento preciso , potente, solido. In grado di recuperare pesci di buona mole e pescare a lunga distanza con grande sensibilità.  E’ chiara la percezione di una canna di livello superiore. Questo non proviene soltanto dalle finiture, ma anche dalle sensazioni in pesca. La trasmissione alle mani del pescatore delle vibrazioni e dello spostamento di pesi  in fase di lancio e recupero è tremendamente realistica e veloce. Dimenticate quelle canne da feeder in cui per capire se un carassio è agganciato dovete ferrare con una corsa lunga fin dietro la schiena. Qui il peso del pesce è percepibile da subito e la ferrata può essere breve e delicata a tutto vantaggio dell’uso di finali sottili.

Meritano speciale menzione gli anelli ed i tip intercambiabili della canna da cui derivano i due aggettivi che ne definiscono il nome: megatop e AGS.

L’utilizzo di anelli AGS ossia anelli con pietra silicea e telaio in fibra di carbonio a trama romboidale hanno dalla loro parte un peso risibile ed una resistenza strutturale e rigidezza incredibili rispeto a tutto ciò che è stato fino ad oggi. A mio parere la portata dell’innovazione sarà meglio percepibile sulle canne bolognesi ma siamo quasi ai livelli del passaggio dalla fibra di vetro al carbonio.  La prima volta che vidi questa canna ero in visita alla Daiwa a Milano e il commento che feci al product manager fu circa: “è come se non ci fossero gli anelli”. In effetti la sensazione è quella. La canna pare senza gli anelli, la risposta del blank sul lancio è priva di inerzie ed oscillazioni e l’agilità con cui un fusto da 4 metri si gira in mano sembra quello di canna più corta. Sembra che su una canna da feeder questi anelli possano avere un utilizzo più ornamentale che altro invece, contribuiscono a cambiarne faccia in maniera sostanziale rendendola assai più maneggevole e reattiva. Quanto alla robustezza, non resta che avere l’opinione di sua maestà il tempo, ma di primo acchitto, visto che non hanno fatto una piega gestendo method di 70 grammi complessivi e carpe fino a 5-6 Kg direi che il giudizio è più che positivo.

Riguardo le vette Megatop , anche queste anellate con AGS, salta all’occhio rispetto a vette tradizionali il loro migliore raccordo con il fusto. E’ notevole come, sull’esemplare testato, la vetta da 1,5 once e quella da 2 fossero perfettamente in sintonia con il blank senza creare “flat-spot” o profili angolosi in piega. La scelta di un processo produttivo particolare per le vette megatop le rende particolarmente omogenee nella sezione e questo fornisce una risposta alle sollecitazioni uguale in ogni direzione rendendole virtualmente indistruttibili ma anche estremamente sensibili. Il raccordo perfettamente eseguito facilità la trasmissione delle vibrazioni al fusto, poca cosa, ma sicuramente un sintomo di quanto sia eseguito con cura questo prodotto. Riguardo alla sensibilità della vetta, la ritengo appropriata in entrambe i casi (1,5-2 once) alla tipologia di canna. Con quella da 1,5 ho pescato con cage leggeri e piombi singoli alla ricerca degli ultimi impauriti e sospettosi carassi di giornata, la segnalazione della mangiata è sempre visibile in maniera schietta e netta senza “abbandoni” anzi tempo a causa di durezza eccessiva della vetta. Con la vetta da 2 once mi sono divertito a method sfruttandone le migliori doti balistiche e la calibrata morbidezza che segnava degnamente le partenze sia di carpe che di carassi.

Alcuni commenti finali: di certo si tratta di una canna non per tutte le tasche, siamo sui 480 euro di listino che ad esperienza traduco in uno street price forse un 15-18% inferiore dai migliori rivenditori. Si tratta, come scritto all’inizio, di una canna che sembra quasi un esercizio tecnico per riassumere le migliori tecnologie produttive presenti ad oggi in casa Daiwa: una canna sopra le righe, con un prezzo sopra le righe. Questo però non deve far supporre che si tratti di una mera vetrina tecnologica, lo strumento è robusto e pratico nell’utilizzo e fa di più onestamente di quello che fa una canna da metà del  prezzo. Purtroppo (o per fortuna?)  l’epoca in cui “tanto è pesca a fondo” o “va bene tutto”, è tramontata. Sborsare una cifra considerevole sottostà soltanto al ragionamento che prima del superamento tecnologico di tali canne occorrerrano anni .


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