Di Stefano Zucchetti pubblicato il 10/02/10
A Raul Montanari
Amico mio, questo 2009 non sembra proprio destinato ad essere ricordato come un anno di formidabili catture bensì di memorabili slamate e rotture di terminali!!
Ho ancora il braccio destro leggermente dolente per la lotta!
Con che ho lottato?
Con una tinca gigantesca, ecco con che! La tinca più grossa e potente che abbia mai agganciato in vita mia.
Quando? Dove?
Stamattina presto, alle sei meno un quarto, ero già in pesca davanti al monumento, obbiettivo qualche bella scardolona con il fiocco di pane a barbara o all'inglese.
Proprio davanti a me sono saltate subito due grosse tinche, una dietro all'altra, e poi leggermente più in fuori una grossa scardola. Non ho visto abboccate e alternando waggler e barbara sono arrivato alle sette e mezza. Intanto pasturavo a tiro di barbara sia con pane frullato che con pane ammollato, poca roba, senza esagerare, come sempre.
Alle otto e qualcosa una prima timida affondata, non ho ferrato (e ho fatto bene). Una decina di secondi più tardi il due grammi è partito deciso. Tum! Ferro pronto e capisco subito. E' come se avessi agganciato il fondo ma è elastico, quel fondo è vivo! Infatti dopo un istante la tinca (ma certo! Che altro poteva abboccare così?) parte piano, come se niente fosse. La canna s'inarca, la frizione del recupero, stretta al punto giusto, comincia a cantare. Il pesce si prende sei o sette metri di lenza e poi si ferma.
Non ha paura, non è nemmeno sorpresa. Sono io che resto sorpreso mentre l'adrenalina comincia a scorrere a mille. Sì, perché sollevando la canna con forza ma con prudenza, per saggiarne le dimensioni, mi accorgo che non riesco a spostare quella vecchia signora neppure di un centimetro! Ma quanto sarà?! Io ho solo il dieci di terminale ben legato al mio fidato amo ad occhiello barbless specimen size 12.
La tincona si mette navigazione, macchine avanti piano verso il vecchio porto alla mia destra! Non c'è verso di rallentarla, il filo è teso al limite di rottura, la canna è piegata spasimo ma... niente. Se s'inerba o picchia nelle pietre coperte di gusci sul fondo è finita, mi dico. Invece resta abbastanza in fuori e non punta giù.
Che strano...
Per un paio di minuti buoni si comporta come una nonna cavedano che nuota lenta lenta.
Adesso è quasi sotto le scalette, per fortuna ancora in fuori di una decina di metri buoni.
La forzo ancora ma non c'è proprio niente da fare. Rimane così, a mezz'acqua. Chissà che diavolo ha in mente? A un certo punto, circa un minuto dopo (ma mi sono sembrati almeno dieci) il galleggiante emerge completamente dall'acqua! Il pesce sta salendo.
Sale, sale, sì, ma non perché lo voglio io!
Adesso è molto in fuori, in diagonale a circa quindici metri da riva. Ed è a tre metri dalla superficie. Non può vedermi. Però vede il sole e così decide d'immergersi per tornare dalle sue compagne.
Parte a sinistra e si dirige nell'angolo dove l'ho ferrata.
"Fucking hell", impreco in inglese, "back to square one." Sono tornato alla casella numero uno. Sono passati sicuramente più di cinque minuti e non ho fatto alcun progresso! Cerco di star calmo, di respirare più lento, di regolarizzare il battito del cuore... Cavoli, m'è venuto il fiatone! Dio, che emozione quando hai in canna un pescione da record!
Il galleggiante si è inabissato nuovamente. Quella tinca gigante adesso è tornata a nuotare sul fondo più o meno dove l'ho agganciata E là sotto, a circa sei metri dalla superficie. È calma, non dà testate né punta verso il basso scodando. Nuota, nuota e basta, come se fosse indecisa sul da farsi.
Invece adesso decide e si dirige lentamente a sinistra, verso il Tinazzo. Lì però il fondo si alza! Oh no, porca miseria! Lì è pieno di rocce, coperte di conchigliette taglienti come rasoi! Se punta giù, addio terminale, la bella e misteriosa signora mi lascia! Allora improvvisamente mi scopro anch'io calmo. La consapevolezza della situazione disperata in cui mi trovo mi dà coraggio. "O la va o la spacca", mi dico. Ho deciso non la mollo più. "Rompi pure se ci riesci ma non ti perdo nelle alghe bella mia!".
Blocco il filo che esce dal recupero. La canna s'inarca paurosamente e fischia nella brezza (che parabola! Sì, ora lo posso proprio dire: i microanelli li ho montati come si deve..)
Ma, una volta ancora, non-si-muo-ve!
È talmente grossa che non si rende neppure conto d'essere agganciata al mio amo!
"All right, that's it". Afferro il guadino che è lì di lato con la sinistra e con canna nella destra e l'indice sempre premuto forte sulla lenza, la seguo verso il fiume.
Spero, anzi ne sono certo, che non andrà in corrente. È una tinca mica una trota!
Sì, è una tinca di sicuro, una signora tinca... caspita ragazzi! Così mentre cerco di muovermi lungo la riva per seguirla, con molta attenzione altrimenti pianto un volo e ciao, la signora a un tratto fa una cosa che non avevo mai visto fare prima, in quarant'anni di pesca, mai ti dico,evidentemente una cosa da tinca gigante, una cosa che solo un pesce tanto incredibile può fare: invece di inerbarsi nella corona, la costeggia come se niente fosse, come se niente fosse, capisci? Ma certo che capisci, Angel Kumpel!
Avanti sempre verso sinistra, avanti, avanti... Solo che dopo tre o quattro metri la lenza s'impiglia in qualche erba più alta. "Poxy hell!" (penso o esclamo?) La lenza si è impigliata. "Adieu! Addio! Auf Wiedersehen! Goodbye! Alas, it's time to say farewell, mysterious lady tench."
Me ne sto così per un minuto interminabile, con la canna piegatissima nell'aria che fischia una struggente melodia, il panico totale nella testa e tutto il resto fermo.
Non riuscivo a forzarla prima che la lenza era libera, figuriamoci adesso! Riderei della mia grottesca situazione se non fossi così terribilmente disperato... Eppure dentro di me so che, no, non se n'è andata. No, non ancora. "Per forza, stupido che sono, altrimenti la lenza sarebbe schizzata fuori di botto!".
Questa gigantesca tinca è una creatura davvero incredibile. Mi manda fuori di matto. I tell you, she's driving me absolutely bonkers mate!
Sono lì, teso come uno sposo all'altare, disposto a far notte attaccato a lei, quando la bellissima parte verso il centro del lago liberando la lenza. Mio Dio! Ma questa qui tira come un sommergibile atomico! Credo che la lenza incastrandosi nell'alga le abbia grattato la schiena e questo l'abbia finalmente eccitata. Non sentiva dolore per la puntura dell'amo ("Chissà dove cavolo l'ho agganciata?" mi chiedo. "Sicuramente fuori. È impossibile che un pescione così abbia ingoiato...") e per questo si limitava a nuotare in senso opposto rispetto a quella strana forza invisibile, insomma senza lottare sul serio. Adesso no, non più.
Il batiscafo giallo e verde sta tagliando di traverso in direzione Lovere. Non riesco più a seguirla, non posso starle dietro sulle pietre. Mollo il guadino, le concedo lenza, sfilandola con la mano sinistra, prima che se la prenda da sola. E che altro potrei fare?! Dannazione!! E' ancora un dieci metri fuori ma, se non si solleva, sono guai. Se la tirassi verso riva, la lenza salterebbe subito sulle pietre del fondo come un filo di seta e comunque non ce la faccio, quindi... "Flipping hell!", adesso è più forte di quando l'ho agganciata! Io sono a pezzi e lei sembra essersi accorta di me soltanto ora e soltanto ora comincia a ballare...
Che pesce! E dire che la canna lavora, non le sto dando lenza facile, sto cercando di forzarla davvero di brutto. Sin dall'inizio sto cercando di forzarla! E' dal principio che sto cercando di farle capire che voglio almeno vederla, poi sia quel sia...
Ma non c'è verso! No, sono sicuro che con un terminale da soli dieci decimi e con una canna barbara, per quanto buoni, non sto facendo altro che la figura dello stupido. Volevi prendere le scardolone, éh? E invece toh guarda un po' che hai agganciato! Ben mi sta.
E' lei che mi porta a spasso, è lei che comanda la danza e che mi saluterà se non accetterò di seguirla. Perché una cosa è certa: lei dal suo lago oggi non uscirà!
Come a confermare questo pensiero la signora arriva quasi in corrente e poi inverte la marcia per tornarsene verso il monumento oppure infilarsi finalmente tra le erbe sotto il costone.
Non lo saprò mai. Mentre recupero come un forsennato la lenza molle, io non lo so ancora, ma lei già non c'è più. Se n'è andata per sempre.
Rivedo impietrito il galleggiante, la scalata di piombini scorrermi davanti agli occhi lucidi... e pure l'amo! E' tutto coperto di morbido muco. Anche il finale è pieno di pallini di muco.
"Ma quanto era grossa?!" Il finale è più di tre spanne, cioè sessantacinque centimetri almeno e anche sul cappio di giunzione tra trave e terminale c'è del muco!!! Non ho mai visto una roba del genere. Con le mani tremanti tolgo il muco e lo rigiro tra le dita. Porto le dita alle narici e annuso il suo odore gentile. E' tutto quello che mi rimane di lei, tutto quello che mi ha lasciato.
Con questa canna nuova ho già preso tinche di quasi due chili e con un'altra barbara, più o meno uguale, ma di un metro più corta altre tinche, ancora più grandi, la migliore delle quali era quasi due chili e settecento grammi. Beh, amico questa non c'entrava niente! Poteva essere quattro chili, anche cinque, chissà? L'unica cosa che mi consola è che, per tutto il tempo, sono stato da solo, da solo con lei, senza nessuno alle spalle a fare domande sceme o a dare consigli idioti.
La pesca è una cosa meravigliosa.
A presto
Stefano
[Messaggio inviato il 22 Agosto 2009.]
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