News

Il Po di Venezia o Po Grande

Di Riccardo ed Ornello Dominici pubblicato il 15/09/06

Durante il Carpitaly ho avuto il piacere e l’onore di conoscere un grande uomo, oltre che grande pescatore, quale Agostino Zurma. Grazie a Gionata “mon directeur” che presentandomi ad Agostino gli disse: “ spero che un giorno me lo porterai a pescare all’Università del carpfishing, cioè in Po!” “Certo lo farò e volentieri “, rispose Agostino! Io ascoltavo questo dialogo con incredulità. Stavano parlando di portare me a pescare in Po? Ero incredulo davanti alla proposta fatta da Gionata ad Agostino.

Andare a pescare con uno dei padri fondatori del carpfishing italiano? Sicuro che parlassero di me? Si! Si parlava di me! Trascorrono il tempo e verso la fine di Marzo nella mia casella di posta arriva una e-mail dalla casella di posta di Agostino. La apro ed è un messaggio di Veronica Zurma, figlia minore di Agostino, già apparsa diverse volte su POL Junior, a cui rispondo immediatamente, ma ero in ritardo di alcuni giorni in quanto c’erano stati dei problemi con il computer.

Io e Veronica abbiamo continuato a scriverci tenendoci aggiornati sulle nostre uscite di pesca, sino a quando il 22 Giugno mi propone la data della nostra uscita di pesca. Dopo circa quattro mesi di attesa vengono fissate le date della nostra pescata sul Grande Fiume. Andremo a pescare nelle giornate del 21, 22 e 23 luglio. La settimana prima della partenza comincio a preparare tutto l’occorrente per l’avventura. I giorni scorrono sempre molto lentamente e io non vedo l’ ora di andare sul magico Po e finalmente arriva il 20 luglio.

La giornata è frenetica e, dopo il rientro a casa di mio padre dal lavoro non c’è un momento da perdere: avevamo poco tempo e molto lavoro da fare tra caricare l’auto con tutto l’occorrente per le tre giornate, tanto sognate e aspettate. Dopo un paio d’ ore trascorse con frenetica velocità e dopo una gran sudata, l’ auto era finalmente pronta. Dopo aver preso le licenze di pesca e le carte d’ identità, non ci resta che fare una buona doccia e andare a cullarsi nel letto nell’ attesa della sveglia (che era puntata sulle 4 della mattina).

Alle dieci e mezzo ero già a dormire ma per l’emozione, per il caldo e per il rumore delle auto, non riesco a dormire molto, è un dormiveglia agitato e quando la sveglia suona, alle quattro sono già sveglio. Dopo una rapida colazione e dopo i dovuti saluti alla mamma, partiamo, con destinazione Porto Tolle, in provincia di Rovigo, su Delta del Po. Durante tutta la durata del viaggio, se pur assonnato, tengo gli occhi aperti e col passare dei minuti, guardo il magnifico spettacolo del sorgere del sole.

L’ atmosfera che si respira in auto ha un sapore strano, come qualcosa di mai provato, come qualcosa di fantastico; sembra ancora un sogno, quello di andare a pescare con Agostino Zurma nel magico Po. Durante le due ore e mezzo del viaggio non facevo altro che pensare alla postazione, a come pescare e al piacere di rivedere Agostino. Dopo venti minuti dalla nostra uscita dall’autostrada a Mestre, mentre stiamo percorrendo la Romea, ci arriva un sms: “Abbiamo preso una carpa, una regina!”. Questo messaggio di Veronica, è stato per me, un messaggio incoraggiante, stimolante e soprattutto rassicurante.

Mancano alcune decine di chilometri per raggiungere la meta, il Delta del Po è uno spettacolo, Aironi, Garzette ed altri trampolieri stanno facendo colazione, il sole che sta alzandosi all’orizzonte colora il paesaggio di mille colori, e dopo aver attraversato alcuni paesini, con l’aiuto telefonico di Agostino, arriviamo a Porto Tolle. Dopo aver percorso una stradina secondaria e dopo un breve tratto di strada sterrata arriviamo sulla riva del Po. Ad aspettarci ci sono Agostino e Veronica. Dopo i saluti e le presentazioni non ci resta che preparare l’ attrezzatura.

Questo difficile, ma allo stesso tempo divertente, lavoraci porta via alcune ore ma alla fine siamo in pesca. Durante la preparazione Veronica ferra una carpa di circa cinque chili. Decidiamo così di recuperare anche l’altra carpa, quella catturata al mattino e di fare una foto assieme. Naturalmente le due carpe vengono subito rilasciate. Il Po è in condizioni poco buone, infatti fasci d’erba viaggiano in continuazione lungo la riva creando non pochi problemi con i fili. Dopo un ottimo pranzo e un riposino, anche una delle mie canne parte e dopo un breve ma intenso combattimento un'altra carpa non enorme viene portata a riva. La mia prima carpa del Po è stata finalmente portata a riva ne sono entusiasta.

È ormai trascorsa la giornata quando nel tardo pomeriggio abbiamo la piacevole ed attesa visita di Gionata. La notte si prospetta dura per alcuni motivi non poco significanti: le zanzare (padrone della tre giorni) non si fanno attendere e piombano su di noi ma, seguendo il consiglio di Agostino, ci siamo muniti di bottigliette di Autan che hanno alleviato la sofferenza. Il secondo motivo di preoccupazione erano le erbe che scendevano a valle: durante tutto il giorno enormi ammassi di alghe si spostavano sul sottoriva creandoci non pochi problemi.

Durante la giornata per sfuggire a questi imprevisti io e Veronica camminavamo sul sottoriva ed entrando in acqua fino alle ginocchia riuscivamo a raccogliere questi ammassi galleggianti e a portarli a riva per poi, inaspettatamente, creare una “montagna” fatta di erbe. Purtroppo durante la notte questa divertente occupazione non si poteva svolgere vuoi per l’oscurità, vuoi per la bassa marea. Fortunatamente la prima notte trascorre tranquilla (anche se per me in bianco) e alle cinque del mattino, due mie canne partono e altre due carpe sono a riva decidiamo di metterle nel carp sack e aspettare il risveglio di Veronica per fare delle foto insieme. Poco prima del suo risveglio catturo un’ altra carpa ma, essendo piccola, decidiamo di liberarla immediatamente. Gionata parte all’alba, deve essere a Prato per un servizio fotografico.

Dopo una piccola colazione anche Agostino prende una carpa e decidiamo così di fare una foto in tre. La mattinata trascorre continua con due carpe perse da me sulle canne di Agostino che me le ha gentilmente passate. Dopo il pranzo ad Agostino parte una canna e dopo un bellissimo combattimento la carpa arriva a guadino ma per un mio errore di guadinatura la carpa da due potenti testate e spacca il filo. Sono molto amareggiato e chiedo scusa ad Agostino per l’ errore commesso. Nel pomeriggio le catture non mancano ma durante l’ attesa Agostino, su mia richiesta, mi insegna come cucire il lead core e Veronica si affianca a noi. Come definita da Veronica, questa è molto meglio della normale scuola! Durante questa “scuola” una mia canna parte ma non decisamente.

Subito sembra un pesce piccolo, così durante il combattimento perdo le speranze sulla presenza del pesce, ma appena sopra una buca nel fiume, il pesce si fa sentire; il pesce è piccolo e così dopo un brevissimo combattimento lo porto a riva. Appena lo intravedo, non riesco a crederci, non avevo mai visto questo pesce da così vicino e dal vivo. Subito la mia incredulità si trasforma in gioia. È un piccolo siluro, il primo della mia vita ( e spero non l’ ultimo), non credevo di prenderlo ma anche se c’ era una piccola speranza.

È caduto su una boiles e per questo sono ancora più stupito. Solo con questa cattura il viaggio che ho fatto non è vano. Dopo alcune foto lo rilascio subito e con la speranza che non si imbatti nelle molteplici reti degli ormai famosissimi pescatori di frodo ( purtroppo in regola ). Mi rimetto subito a rifare alcuni lead core e dopo pochi minuti un’ altra mia canna parte. Anche questo è un piccolo pesce ma dopo averlo guadinato mi rendo conto che il Po mi ha riservato un’ altra sorpresa. Si tratta di una rarissima full scalled mirror. È forse la più piccola carpa che io abbia mai preso ma sicuramente si tratta della più bella. Prima che cali la notte, catturiamo ancora alcune carpe. Come di consueto al crepuscolo escono le fameliche zanzare che ci tormentano per alcune ore ma, dopo una buona doccia e un cambio abiti, ci possiamo rilassare in tenda. Le canne non danno segni di vita e così ci facciamo cullare dal sonno.

Il problema maggiore resta sempre il cambiamento di marea e, io, dopo due giorni senza dormire, non riesco a svegliarmi neanche con la fastidiosa ma eccitante melodia dei segnalatori. A svegliarmi ci pensa Agostino che mi avverte di ritirare velocemente tutte le canne: la marea era bassissima e lungo il corso del fiume enormi banchi di erbe si muovono a velocità sostenuta. Mi accingo a recuperare velocemente le canne ma non ci riusciamo. Sia le mie lenze che quelle di Agostino sono state trasportate alla deriva e nel recuperarle non si poteva fare a meno di impigliarle nei grandi erbai che viaggiavano. Dopo molti minuti di frenetico lavoro tutte le canne sono a terra; risultato: 8 lenze su 9 si sono rotte negli erbai. Decidiamo così di rimandare il lavoro provocato dalle rotture alla seguente mattina.

La notte, per quello che resta di lei, trascorre serena e all’ alba rifacciamo le montature e rilanciamo le canne con la speranza di catturare il Big-Fish tanto atteso. Per tutta la prima mattinata io e Veronica ci siamo dati al ripescaggio di molte erbe che si avvicinavano ai fili, e così facendo recuperiamo molte montature perse durante la notte. In questi attimi scorgiamo un piccolo pesce che nuota vicino a noi ignaro della nostra presenza. Per un attimo lo perdiamo di vista ma io, dopo pochi passi sento qualcosa di appuntito che mi provoca un piccolo taglio su un dito del piede. Resto strabiliato perché, nell’ acqua sporca non ho notato alcuna cozza e niente di tagliente.

Guardo dietro di me e noto che il piccolo pesce si è tornato ad avvicinare e, immergo le mani nel impensabile e improbabile tentativo di prenderlo. Avvicino lentamente le mani verso il pesce ma lui non si muove. Pian piano gli appoggio le mani sui fianchi, stringo non forte e lo sollevo. Resto incredulo, l’ ho preso. Agostino, Veronica e mio papà sono increduli e si mettono a ridere; mio padre prende la macchina fotografica e poco prima di scattare la foto, con una scodata il grosso carassio mi scivola dalle mani e sparisce in acqua. Poche ore dopo una mia canna parte come se avesse messo il turbo; dopo alcuni minuti di combattimento la carpa viene portata a riva ma, con una potente scodata e con l’ aiuto della frizione chiusa al massimo ( per la lotta con le erbe durante la notte) riesce a spaccarmi il filo.

Purtroppo non sono riuscito a vederla a, durante il combattimento, ho capito che si trattava del Big Fish tanto agognato. Ci rimango male ma non posso farci niente. Mi sono dimenticato di ri-tarare la frizione e questo è stato il mio errore. Errore che spero di non ripetere in futuro. Rilancio la canna ma è tutto inutile. Il pomeriggio trascorre nei preparativi della partenza per casa. Le speranze sono sempre le ultime a morire e cosi sino all’ ultimo momento lasciamo le canne in pesca. io e Veronica non volevamo tornare a casa; si stava troppo bene lì.

Tre giornate di pesca difficile in confronto al classico carpfishing in lago. Una pesca fatta con tracciati robusti, piombi da 170-200 gr, rigorosamente piombi affonda filo; per me era difficile lanciare questi piombi a 60-80 metri ( talmente difficile che l’ ultimo giorno, durante un lancio un’ po’ troppo forzato, mi sono procurato un taglio sul dito). Pesca inoltre difficile per i numerosi erbai viaggianti che impedivano la normale pesca, sia nel recupero, sia nell’ attesa. Difficoltà compensate abbondantemente dalla qualità e quantità delle catture. Io, abituato alle carpe di lago non capivo mai, se non alla fine, in fase di recupero la grandezza e il peso del pesce che facevano cantare le frizioni.

Carpe bellissime sia nelle forme sia nei colori, con pinne e code dai colori magnifici. Tre giornate trascorse troppo velocemente!!! Tre giornate per me importantissime, perché ho imparato molte cose e molti trucchi osservando e mettendo in pratica i suggerimenti di Agostino ( e imparando dai miei errori ). Tre giornate nelle quali ho avuto l’ onore di pescare in compagnia di Agostino e di sua figlia Veronica, e di questo li ringrazio. Tre giornate trascorse benissimo in compagnia di persone speciali, rare da trovare, con le quali si è instaurato un legame particolare. Insomma, tre giornate il cui ricordo è indelebile.


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: